28 Agosto 2013
Lucida follia e felicità a cartoni
Da un’idea del produttore Luciano Stella, arriva al Lido il film drammatico d’animazione che apre la 28ma Settimana della Critica
VENEZIA – Sotto il cielo plumbeo di una Napoli da Apocalisse, tra una pioggia incessante e un degrado che divora le strade, il tassista Sergio riceve una notizia che lo lascia di sasso, cambiandolo per sempre. La sua macchina diventa il microcosmo in cui rifugiarsi per sfuggire al mondo, alle sue responsabilità nei confronti di sé stesso e degli altri, al senso di amarezza che lo pervade per aver abbandonato la musica, il suo primo amore. Pensa a suo fratello, fuggito in Tibet alla ricerca della spiritualità, che non vedrà mai più. Fuori la tempesta imperversa, nell’auto si alternano i passeggeri, ma anche i ricordi, le speranze, i rimpianti. E per fortuna anche qualche nuova occasione. Da un’idea del produttore Luciano Stella, arriva al Lido con Istituto Luce – Cinecittà, che distribuirà il film in ottobre, L’arte della felicità di Alessandro Rak, film drammatico d’animazione che apre la 28ma Settimana della Critica.
“Una sorta di lucida follia, la nostra – dice il produttore – dato che in Italia l’animazione è considerato un genere solo per bambini e che non c’è mercato. Si realizza un cartoon una volta ogni cinque, sei anni. Eppure abbiamo talenti straordinari, per la presenza di scuole prestigiose come l’Accademia delle Belle Arti, e Alessandro è uno di questi. Avevamo la passione, e sono convinto che l’animazione abbia molto da offrire: agevola la visualizzazione degli stati d’animo. E in più basta allargare lo sguardo per capire che all’estero è ancora molto apprezzata e seguita. Si era temuto che morisse negli anni ’90 a causa dell’avvento del digitale, ma in realtà è accaduto il contrario, si è potenziata conquistando anche computer e telefonini. Abbiamo Disney, Pixar, ma anche esempi di cartoon per adulti come Valzer con Bashir e Persepolis. Abbiamo produttori bravissimi in Italia, che lavorano anche su tre film in contemporanea, ma non d’animazione, perché non la conoscono. Speriamo di poter spingere nella direzione di una nuova consapevolezza, considerato anche il budget ridotto di 800mila euro, tra ministero e vari altri elementi di finanziamento”.
L’arte della felicità è un titolo che pre-esiste alla nascita del film: “Così si chiamava un festival che organizzo da trent’anni a Napoli – continua Stella – basato su interventi di ospiti illustri tra filosofi, sociologi e artisti, da Galimberti a Thurman, papà della celebre Uma ed esperto di filosofie orientali, che appare anche nel film in un piccolo cameo. Inizialmente avevo progettato un documentario animato, che poi si è evoluto in una storia di finzione”. Così entra in scena Rak, disegnatore e animatore di talento qui alle prese col suo primo lungometraggio: “Si tratta di una storia di ricerca spirituale, quindi qualcosa che non può lasciare indifferenti – dice il regista – sono stato chiamato in causa e quando mi commissionano un film cerco di dedicarlo a chi me lo chiede e a tutti quelli che ci lavorano. Ho rispettato la passione di Luciano per la filosofia orientale, mi sono lasciato coinvolgere dalla partecipazione dei bravissimi musicisti della scena partenopea che hanno prestato le loro musiche, e ho usato tecniche d’animazione che permettessero di evitare la frustrazione di disegnare per mille volte la stessa scena con minime differenze. Volevo che fosse la creatività a restare in primo piano per tutti i membri della squadra”.