Editoria

13 Dicembre 2013

Attori e attrici: sempre i soliti noti?

Sulla rivista 8½ di dicembre tema centrale sono gli interpreti italiani, a partire dall’inflazione dei volti noti. Sulla difficoltà di emergere di nuovi attori intervengono alcuni famosi casting direc

Sull’exploit di Checco Zalone polemizza – in apertura del numero di dicembre della rivista 8½ – l’editoriale del direttore Gianni Canova: “Non c’è niente da fare. Agli intellettuali non va giù. Ai critici militanti neppure. I benpensanti radical chic lo detestano. E non capiscono come e perché Checco Zalone piaccia tanto al ‘popolo’ italiano”… Ma non è cinema! dicono le anime belle. Beati loro che sanno con certezza talebana cosa è cinema e cosa non lo è”.

Tema di ‘Scenari’ sono gli attori italiani, soprattutto l’inflazione dei volti noti, analizzata e spiegata dal regista Bruno Bigoni e dalla preside del Centro Sperimentale Caterina D’Amico. E sulla difficoltà di emergere di nuovi interpreti dicono la loro alcuni famosi casting director.

Nel cinema nazionale parlare di compensi è quasi tabù ma la rivista 8½ ci ha provato e tra le diverse testimonianze raccolte sul ‘caro attori’ c’è quella di Mario Gianani, produttore di Wildside: “Le star possono chiedere fino al 10/15% del budget. Con un brutto film portano a casa 4 milioni di spettatori, con uno buono 10: il compenso è parametrato. Seguono la legge  della domanda e dell’offerta. Sono numeri uno, producono valore. Il problema è che sono pochi: è la scarsità che fa il prezzo. E finché sarà così, saranno sempre strapagati”.

Interpreti noti come Giuseppe Battiston, Claudia Gerini, Marco Giallini, Valentina Lodovini, Stefania Rocca e Alessandro Preziosi raccontano in prima persona il loro rapporto con il set, mettendo in evidenza pregi e difetti della categoria.

E ancora sullo star system nazionale riflettono i critici Mario Sesti e Claudio Carabba, tra tenerezza e disamore.

“Ai nostri elettori consiglio Django Unchained di Tarantino, perché è un inno al cinema italiano. E anche Il lato positivo perché noi del PD abbiamo davvero bisogno di un ‘happy end’ e di una seconda opportunità”. Il renziano Andrea Marcucci, senatore del PD, è uno dei politici italiani a cui la rivista 8½ ha chiesto di raccontare la propria passione per il grande schermo. E tra i film più amati/odiati dai suoi colleghi di Pdl, Scelta Civica, Movimento 5 Stelle, Lega Nord e Sel spunta Diaz di Daniele Vicari. Il critico Fabio Ferzetti spiega ai lettori perché in Italia un politico non può essere il centro di un film, mentre Enzo Natta ripercorre il rapporto tra la classe politica e il cinema nella storia italiana.

Il Dossier economico della Dg Cinema e Anica affronta il Decreto Valore Cultura che allinea l’Italia ai più avanzati Paesi europei e nel contempo costituisce una rivoluzione copernicana per l’industria.

Il Focus è dedicato alla produzione argentina, fortissima per numeri e qualità, ma con una bassissima percentuale di pubblico, dovuta alla presenza di poche sale e all’eccessiva concorrenza nordamericana.

Il regista Daniele Luchetti regala un diario ironico del suo viaggio a Strasburgo, avendo fatto parte della delegazione di cineasti europei inviati per difendere l’eccezione culturale.

L’animatore e regista Bruno Bozzetto parla della mostra a lui dedicata e ospitata al Walt Disney Family Museum di San Francisco. S’intitola “Dante Ferretti: progettazione e costruzione per il cinema” invece la mostra sul suggestivo immaginario dello scenografo premio Oscar allestita al MoMA di New York in collaborazione con Luce Cinecittà.

Tocca questa volta a Yoshi Yatabe, programming director del Tokyo International Film Festival, rispondere su ‘che cosa mi piace del cinema italiano’

Archeologia industriale e natura selvaggia sono gli ingredienti di un viaggio nell’Alto Adige organizzato dalla BLS Film Fund&Commission.

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