29 Aprile 2014
Presentato al Maxxi ‘Terre d’Islam’ di Spinelli e Negri
Viene presentato in anteprima nazionale al Maxxi di Roma il documentario Terre d’Islam – Storia delle rivolte arabe, di Italo Spinelli e Alberto Negri, distribuito da Luce Cinecittà
Viene presentato in anteprima nazionale al Maxxi di Roma il documentario Terre d’Islam – Storia delle rivolte arabe, di Italo Spinelli e Alberto Negri, prodotto dalla neonata Barter e distribuito a breve da Istituto Luce Cinecittà. Il doc è una storia complessa, di paura e speranze, un’esplorazione in una realtà di un miliardo di persone che alterna riprese originali con le immagini di repertorio di un mondo ormai passato, provenienti dall’immenso archivio storico dell’Istituto Luce. “Quello che volevamo – racconta Spinelli – era dare voce direttamente ai protagonisti, limitando l’intervento degli esperti islamisti occidentali, che sono tantissimi in Italia, ma anche, ad esempio, in Francia. Volevamo che fossero i diretti interessati a raccontare la storia dell’Islam politico, che per noi è acquisizione abbastanza recente. Lo conosciamo moltissimo dal punto di vista del culto, ma non sotto questo aspetto, in una linea che si estende dal Maghreb a Kabul”. Gran parte del documentario si concentra sull’ascesa del movimento dei ‘Fratelli Musulmani’, una delle più importanti organizzazioni islamiste internazionali, fondata nel 1928 da al-Ḥasan al-Bannāʾ a Isma’iliyya, poco più d’un decennio dopo il collasso dell’Impero Ottomano. Molti membri di tale movimento sono stati condannati a morte, compreso il suo leader, Mohamed Badia.
“In tre mesi e mezzo di riprese – continua Spinelli – abbiamo avuto la ‘fortuna’ di assistere alla massima ascesa del movimento che avrebbe portato alla caduta del governo ‘democraticamente eletto’ di Morsi e al colpo di Stato. Ma ci muoviamo dalla Libia al Libano. Grossi problemi logistici non ce ne sono stati, abbiamo avuto grandi collaboratori e tutto l’appoggio possibile dalle ambasciate. Sicuramente nel mondo islamico c’è un legame strettissimo tra politica e religione, poiché il culto è strettamente legato alla vita di tutti i giorni del cittadino, dalla scansione delle cinque preghiere, al cibo, al rapporto tra uomo e donna. E’ una relazione che alla fine si rivela dannosa. A mio parere l’Occidente non ha affatto svolto un ruolo ‘emancipatore’, il risultato è stata una graduale rivalutazione dei valori islamici anche più estremi. Non solo: la ‘giustizia egiziana’ ha anche messo fuori legge il Movimento 6 Aprile, il gruppo giovanile democratico che tre anni fa iniziò la rivolta di piazza Tahrir, i cui leader sono già in carcere da mesi a subire pene pesanti a causa di accuse inesistenti. Il 6 Aprile non ha nulla a che fare con i Fratelli musulmani: è laico, democratico e opposto al movimento islamico. Quello che li unisce alla fratellanza è l’opposizione prima al regime di Mubarak e ora a quello dei militari, opaco e sempre più simile al precedente del vecchio dittatore. Insomma, si fanno più passi indietro che avanti”.
Spinelli, oltre che documentarista affermato e direttore del festival Asiatica Film Mediale, ha anche lavorato con la fiction, prima in collaborazione con Paolo Grassini per Roma Paris Barcelona, che ricostruiva il clima degli anni di piombo, e più di recente con Gangor, sempre distribuito da Luce Cinecittà, sulla condizione femminile presso i gruppi tribali in India: “Lavoro su entrambi i fronti, documentario e fiction – conclude l’autore – anche perché, soprattutto nel cinema asiatico, il confine tra i due generi si sta affievolendo. In questo caso abbiamo scelto la forma documentaristica per preservare la spontaneità e la voce dei protagonisti, con la potenza dell’intervista”.