22 Dicembre 2014
Perché in Italia non si fanno film per bambini?
Il numero 18 della rivista “8 ½” cerca di rispondere a questa domanda. Con interventi di Silvia Costa, Vincenzo Spadafora, Ivan Cotroneo, Iginio Straffi, Giacomo Campiotti, Claudio Gubitosi, Gianluca
Una recente ricerca dell’Osservatorio europeo dell’Audiovisivo rivela che l’Italia è agli ultimi posti in Europa nella produzione di film per bambini: un segno sconfortante, che svela molto circa la debolezza della nostra industria culturale, ma che conferma anche la sostanziale “sterilità” del nostro paese. “Perché in Italia non si fanno film per bambini?” è la domanda posta dal numero 18 di 8 ½ – Numeri, visioni e prospettive del cinema italiano, la rivista diretta da Gianni Canova e edita da Istituto Luce Cinecittà. In copertina l’ombra un po’ inquietante di un Pinocchio appeso ai fili, che non riesce a uscire allo scoperto. Alberto Pasquale analizza i dati della ricerca europea, Paolo Pizzato intervista l’editore Carlo Gallucci, il critico Maurizio Porro mette a confronto produzione italiana e americana. Non mancano i punti di vista di Vincenzo Spadafora (Presidente dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza in Italia) e di Silvia Costa (Presidente della Commissione Cultura del Parlamento Europeo). “Stiamo facendo il possibile – dice Spadafora – per sensibilizzare i soggetti competenti nel valorizzare gli “under 18”, ancora considerati poco e niente. L’Authority sta lavorando con mezzi scarsi ma con tantissima voglia di fare, per cambiare l’atteggiamento – soprattutto della politica – nei confronti di questo prezioso “capitale umano”. Spesso la presenza dei bambini in tv o in molti film stranieri (americani in testa) è funzionale ad una storia per adulti dove i piccoli servono a dare momenti di commozione, ma raramente la cinepresa o la telecamera si abbassa al livello dei bambini, guarda il mondo da quella prospettiva”.
Mentre Silvia Costa spiega l’importanza della Film Literacy. Cosa ne pensano, però, i creatori di storie? 8 ½ ha chiesto il parere di registi, produttori e sceneggiatori: Ivan Cotroneo, Iginio Straffi, Giacomo Campiotti, Roberto Piumini (scrittore per l’infanzia), Armando Traverso (autore tv), oltre che quello della psicologa Elisa Diquattro. Inoltre ha intervistato gli animatori dei due più importanti festival per l’infanzia nazionali: Gianluca Giannelli e Fabia Bettini per Alice nella città, Claudio Gubitosi per Giffoni Experience. Per la sezione ‘Cosa mi piace del cinema italiano’ risponde Grainne Humphreys, direttrice del Dublin International Film Fest: “Mi piacciono la ricchezza e la diversità del cinema italiano attuale, i suoi molteplici generi e la capacità di sfruttare molte qualità del cinema tradizionale: tecnica e casting di alto livello si combinano con interessanti esperimenti narrativi e di racconto non lineare”
“Innovazioni” si concentra proprio sul suo tema principale: il feticismo del nuovo. “A qualunque cosa venga associato – dice Canova – Il ‘nuovo’ pretende di essere garanzia di qualità e sinonimo di valore. È talmente solida, la dittatura del ‘nuovismo’, che anche il vecchio, per sopravvivere, spesso è indotto a indossare nuovi abiti di scena, o a cambiare perfino il proprio nome. Crowfunding, fundraising, found footage, remix: le parole sono nuovissime, fanno tanto “in”, ma designano fenomeni antichissimi dai nomi tristemente provinciali come ‘colletta’, ‘sottoscrizione’, e così via”. Il web sembra dare l’impressione che il “nuovo” provenga dalla rete – canale distributivo alternativo alla sala – e così talvolta nascono commistioni di linguaggi, però gli autori preferiscono continuare a concepire il cinema per il grande schermo, anche quello documentaristico, vera fucina della produzione contemporanea. 8 ½ ha chiesto l’opinione di cinque protagonisti di questo processo produttivo: i registi Ciro De Caro e Daniele Vicari, la produttrice Francesca Cima, il collettivo di autori web The Pills, creatori del cliccatissimo fan film su Dylan Dog Vittima degli eventi, Gianluca Guzzo, AD di My Movies. E sul fenomeno del “nuovo” si inserisce un’intervista di taglio storico a Bruno Torri, fondatore della Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro, nel 1965, quando per nuovo si intendeva la ‘nouvelle vague nelle sue varie declinazioni ’.
Discussioni mette a confronto opinioni contrastanti sui metodi di selezione del candidato italiano all’Oscar per il film straniero. Dicono la loro Paolo Ferrari, Riccardo Tozzi, Tilde Corsi, Cesare Petrillo e Vieri Razzini. La sezione ‘Fatti’ a cura di DG Cinema e ANICA si concentra sul tema “Mercato dell’audiovisivo e regolamentazione: un’industria al bivio”, con riferimento alla Conferenza Internazionale che si è tenuta lo scorso ottobre e ha rappresentato un evento pubblico di punta per il settore audiovisivo, organizzato nell’ambito della Presidenza Italiana del Consiglio dell’Unione europea. “Cinema Espanso” dà conto del ritrovamento di 11 rulli di filmini di famiglia ebraici (in 35 mm) che raccontano uno spaccato antecedente alla Seconda Guerra Mondiale, e il loro salvataggio a cura del Centro Sperimentale di Cinematografia, dell’Istituto Centrale per il restauro Archivistico e Librario e dell’Artigianato Industriale della CIR (Costruzioni Incollatrici Rapide). Propone inoltre, un viaggio nell’avanguardia americana. Il reprint recupera un articolo da ‘Cinema Illustrazione’ firmato da Luigi Sassoon (pseudonimo di Cesare Zavattini).
Il Focus è incentrato sul cinema della Georgia ex sovietica, mentre la sezione ‘Antropologie’ propone un esperimento/strenna natalizia: un articolo di approfondimento sulla ‘Fenomenologia dell’imbucato’ agli eventi originariamente pensati per stampa e addetti ai lavori (a firma di Ilaria Ravarino) si accompagna a un fumetto umoristico di due pagine realizzato da Andrea Guglielmino. Si conclude l’excursus sui 90 anni del Luce con gli interventi di Felice Laudadio che ne è stato amministratore delegato e di Costanza Quatriglio che intrattiene con l’archivio Luce un proficuo e creativo rapporto. Punti di vista di Severino Salvemini, sul rapporto tra il cinema e le altre industrie creative, e di Giulio Base, che ci racconta come immagina un cinema italiano originale e pieno di emozioni.