Distribuzione

26 Luglio 2016

“Le ultime cose” in sala dal 29 settembre

Tra i 7 esordi della Settimana della Critica di Venezia 73 "Le ultime cose" di Irene Dionisio, distribuito da Istituto Luce Cinecittà, una coproduzione Italia/Svizzera/Francia.

Tra le sette opere prime in competizione alla Settimana della Critica di Venezia, arriva in sala dal 29 settembre Le ultime cose , esordio al lungometraggio della 30enne Irene Dionisio, distribuito da Istituto Luce Cinecittà. Il film, una coproduzione Italia/Svizzera/Francia racconta tre semplici storie che si intrecciano al Banco dei pegni di Torino sulla sottile linea del debito morale alla ricerca del proprio riscatto. Sandra, giovane trans, è appena tornata in città nel tentativo di sfuggire al passato e ad un amore finito. Stefano, assunto da poco, si scontra con la dura realtà lavorativa e assiste ai miseri maneggi nel retroscena del Banco. Michele, pensionato, per ripagare un debito si ritrova invischiato nel traffico dei pegni. Un racconto corale sullo stare nel mondo al tempo della grande diseguaglianza. “Un giorno, proprio mentre stavo iniziando a ragionare con Tempesta sul mio primo film, sono entrata nel Banco dei pegni e sono stata colpita dalla densità di significato e di vita che emana da questo ‘ufficio del debito’ – spiega la regista – Da tempo stavo investigando, prima per provenienza sociale e familiare, poi per studio l’importanza delle pressioni economiche sulla vita degli individui. Il Banco dei pegni è diventato per molti mesi il mio luogo d’osservazione, il campo di ricerca del mio film”. La Dionisio vuole così restituirci “un affresco tragico, ma al contempo grottesco, quasi comico nella sua fragile tenerezza”, quello di un luogo “metafora di una società basata sullo scontro eterno, ma più che mai attuale, tra debitore e creditore”.

In precedenza la regista ha diretto il documentario La fabbrica è piena (2012), girato alla Fiat Grandi Motori, lo storico stabilimento torinese che, mentre sta per essere demolito per lasciare spazio ad un centro commerciale, ospita al suo interno una coppia di senza tetto rumeni – moderni eroi beckettiani – e un silenzioso veterano della fabbrica abbandonata, soprannominato l’amministratore delegato.

VEDI ANCHE: Irene Dionisio: il debito come relazione morale 


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