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13 Luglio 2017

Asteroidi sopra Locarno

Al Festival di Locarno, che compie 70 anni, due titoli targati Luce Cinecittà: Gli asteroidi, esordio di Germano Maccioni nel Concorso internazionale, e Surbiles di Giovanni Columbu in Signs of Life

Al Festival di Locarno, che compie 70 anni, due titoli targati Luce Cinecittà: Gli asteroidi, opera prima di Germano Maccioni, in competizione nel Concorso internazionale, e Surbiles di Giovanni Columbu nella sezione Signs of Life.
Gli asteroidi, prodotto da Articolture e Ocean Productions con RAI Cinema, e distribuito da Istituto Luce-Cinecittà, segna l’esordio al lungometraggio di Maccioni, regista classe 1977, reduce da importanti esperienze di cortometraggi e documentari, tra cui l’ultimo Fedele alla linea dedicato alla vita di Giovanni Lindo Ferretti, piccolo caso di pubblico e tenuta nelle sale.
Scritto dal regista insieme a Giovanni Galavotti, Gli asteroidi porta per la prima volta sullo schermo un cast affiatato di giovani attori non-professionisti: Riccardo Frascari (nel ruolo di Pietro), Nicolas Balotti (Ivan) e Alessandro Tarabelloni (Cosmic), affiancati in ruoli chiave dal talento di Pippo Delbono e Chiara Caselli. Un film che si avvale nel comparto tecnico di una evocativa colonna sonora che unisce la composizione originale di Lorenzo Esposito Fornasari a brani de Lo Stato Sociale.

Concepito, prodotto e realizzato interamente a Bologna e nella sua provincia – un territorio che diventa autentico protagonista della pellicola – il film si inscrive nel genere attualissimo del coming-of-age, un romanzo di formazione innestato su una trama vivace di azione, e su uno sguardo di camera che indaga un piano insieme intimo e sociale. Protagonisti di questa favola avventurosa calata nella contemporaneità, sono tre ragazzi neppure ventenni legati da amicizia profonda, in un contesto in cui la crisi economica ha picchiato duro, e non ha risparmiato le loro famiglie, rendendo precari affetti e legami.
Del futuro non pare esserci traccia. Il presente sono giorni vuoti e ripetitivi: scuola, lavoro da quattro soldi, circolo ricreativo, vagabondaggi. Sullo sfondo due misteri: una serie di rapine nelle chiese, e il passaggio di un asteroide terribilmente vicino alla Terra… Uno scenario da provincia ex-industriale sconfinata, che poggia su un passato dove tutto ormai vacilla e tuttavia può prestarsi, quasi epico, a cavalcate selvagge alla John Ford su un motorino smarmittato.
E quasi aliena, sull’orizzonte piatto della pianura emiliana, si staglia la stazione astronomica che nutre i sogni di uno dei ragazzi, Cosmic: lo stesso osservatorio astronomico – la Stazione Radioastronomica di Medicina (Bologna) – del Deserto rosso di Antonioni… Una notte particolarmente stellata può segnare le vite dei ragazzi in maniera decisiva, e portare il loro viaggio, come quello dei corpi celesti del titolo, a una distruzione, o a un nuovo passaggio.

Dichiara Germano Maccioni: “Ho da sempre pensato agli Asteroidi come a una piccola ‘fabula’ di formazione, ambientata in provincia, nell’orizzonte piatto della pianura, fertile di campi lunghissimi, facce e storie pazze, balere e apparenti brutture architettoniche che a volte però sorprendono lo sguardo e ci fanno intravedere una grazia inaspettata. In questo paesaggio tanto emiliano quanto metafisico, ho cercato anche una rappresentazione di una condizione umana. Sono onorato (e curioso) che l’anteprima mondiale del film avvenga nel concorso ufficiale di un festival internazionale e così aperto sul mondo come quello di Locarno, come il migliore dei contraltari”.

Con Surbiles – prodotto da Luches in associazione con RAI Cinema e Istituto Luce Cinecittà che lo distribuisce – ci trasferiamo nel mondo magico e mitico della Sardegna. Le surbiles sono figure femminili immaginarie prossime alle streghe e ai vampiri, che in un passato non molto lontano erano diffuse nella cultura popolare dell’isola. Il film, a seguito di una ricerca svolta sul campo, presenta alcune testimonianze, e la ricostruzione visiva delle storie raccontate, con il coinvolgimento nella messa in scena delle persone – donne, uomini, bambini – del luogo.
Tra le storie rappresentate, quella di una surbile che per entrare in una casa si rivolge agli oggetti affinché le aprano la porta, e quella di un’altra che per raggiungere velocemente la casa in cui c’è un neonato si cosparge di un unguento magico. E ancora altre storie in cui le surbiles compaiono come figure buone, che proteggono i bambini da altre surbiles cattive.  Allora tra i corpi immateriali delle due specie possono scatenarsi feroci combattimenti.

Dichiara Giovanni Columbu: “Un film documentario nato come ricerca etnografica, e approdato a un modo di riscoprire e far rivivere leggende e storie fantastiche, attraverso il coinvolgimento dei testimoni nella messa in scena dei racconti, e dunque attraverso una rappresentazione del tutto cinematografica. Sono felice che questo lavoro sia stato accolto in una sezione del Festival di Locarno, Signes of Life, rivolta alle forme narrative inedite e all’innovazione del linguaggio cinematografico”.


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