Festival

22 Novembre 2017

FantaLuce: pillole di fantascienza al Noir in Festival

Al Noir in Festival le ‘pillole di fantascienza’, brevi pezzi di cinema dall’Archivio Luce che raccontano l’universo del possibile, del futuribile, e che precedono la visione dei film del Concorso

Tra le tante cose di cui pensavamo capace l’Archivio dell’Istituto Luce, questo patrimonio unico e autorevole di memoria e storia visiva del Novecento, non credevamo che tra le migliaia di pellicole che conserva potesse trovare spazio anche la fantascienza, e il futuro distopico. Eppure, quello che un attento osservatore ha definito ‘l’Internet del ‘900’, anche stavolta ci ha sorpreso. Facendoci regalo delle ‘pillole di fantascienza’, brevi pezzi di cinema d’archivio che raccontano l’universo del possibile, del futuribile, e che precedono la visione degli 8 film del Concorso Internazionale al Noir in Festival (4/10 dicembre a Milano e Como).

Titolo quasi inevitabile di questa succosa raccolta – curata da Nathalie Giacobino con il montaggio di David Paparozzi – FantaLuce. Succosa a cominciare dalla sigla, che ci regala un folgorante stralcio di fantasy delle origini: Le avventure straordinarie di Saturnino Farandola di Marcel Fabre. Luogo e anno di produzione: Italia, 1913, tra sparatorie in mongolfiera che rimandano a Georges Méliès e Terry Gilliam.
In preapertura di Noir avremo poi un gioiello raro: La nave dell’universo, dell’ingegnere tedesco Anton Kutter. 10 minuti – in una versione ridotta dall’originale – in cui c’è tutto: teleconferenze, aerostati spaziali, viaggi interstellari, l’allunaggio, l’epica dei discorsi. Siamo nel 1940, nella Germania in guerra, e il film viene repentinamente editato nell’Italia fascista. La distopia qui forse è una fuga… L’ingenuità degli effetti, il viaggio della navicella, restano una intatta poesia.
C’è poi il futuro, che nel ‘900 era l’anno 2000, qui raccontato in Futurmania di Giovanni Passante, tra previsioni sociologiche e fantadocumentaristiche. E il Luce segue negli anni una delle più feconde fabbriche di distopia d’Italia: Cinecittà. È qui che si gira il tonitruante New York chiama Superdrago di Giorgio Ferroni, che si segnala – siamo nel ’65 – per l’intreccio di spy story a una droga sviluppata in un college americano per manipolare le masse mondiali… Ancora più clamoroso il ‘si gira’ di 2+5 Missione Hydra di Pietro Francisci, che nel 1966 porta sullo schermo, è il caso di dire anzitempo, atmosfere e presenze da ‘Pianeta delle scimmie’ e una scena di rissosi gorilla armati di ossi. Tremendamente prossimi a Kubrick.

Pillole di memoria che in piccolo ci riportano alla convinzione di un nume della sci-fi come Kurt Vonnegut: che al di là di intrecci ed effetti, la fantascienza è questione di Tempo, di come lo si percepisce, e vive. L’Archivio è allora anche una possibile distopia, che dal passato racconta non solo la Storia, ma anche il futuro. Cioè noi adesso.
Oltre alle pillole di FantaLuce, Istituto Luce-Cinecittà – che promuove il cinema italiano specie nelle sue energie emergenti – sostiene il nuovo Premio Caligari del Noir in Festival, dedicato al miglior cinema italiano in noir della stagione. Un giusto riconoscimento alla vitalità di autori e produttori che nel corso dell’anno hanno portato il cinema italiano di genere a una autentica rinascita con forti segni di qualità ed originalità.

Inoltre Luce-Cinecittà è mediapartner del Festival, grazie alla rinnovata collaborazione con la sua testata giornalistica, CinecittàNews.


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