31 Luglio 2018
Festa di Roma: 1938, Quando scoprimmo di non essere più italiani
A settantacinque anni dal rastrellamento del ghetto di Roma e a ottanta dalle leggi razziali, una serie di proiezioni racconta le persecuzioni e l’Olocausto sul grande schermo
C’è anche il film doc di Pietro Suber, 1938 – Quando scoprimmo di non essere più italiani, tra le preaperture della tredicesima edizione della Festa del Cinema di Roma (18 – 28 ottobre), inserito all’interno di un programma speciale che, a settantacinque anni dal rastrellamento del ghetto di Roma e a ottanta dalle leggi razziali, vuole ricordare alcuni dei momenti più tragici della storia del Novecento. “Il cinema è anche memoria, rispetto, testimonianza – ha detto Antonio Monda – Sono particolarmente orgoglioso di ricordare uno dei momenti più tragici del novecento in un programma speciale della Festa del Cinema. Oltre a tre nuovi documentari celebreremo il grande Claude Lanzmann con una delle sue opere più vibranti”.
1938, Quando scoprimmo di non essere più italiani, distribuito da Luce Cinecittà, affronta le vicende di italiani, ebrei e non, durante il periodo che va dalla pubblicazione dei provvedimenti emanati dal regime fascista (1938) alla fase delle deportazioni dall’Italia (1943-1945). A parlare non sono solo i perseguitati, ma anche i persecutori e poi gli altri testimoni, cioè quella stragrande maggioranza di italiani che non aderirono all’applicazione delle leggi razziali, ma neanche si opposero. Un’opera originale su un tema di grande complessità, considerando che i pochi testimoni dell’epoca sopravvissuti sono molto anziani, la memoria collettiva si sta spegnendo e la conoscenza dei fatti delle giovani generazioni è sempre più labile. Il progetto ha l’ambizione di illustrare alle nuove generazioni – da punti di vista a volte contrapposti – cosa significarono in concreto, nella vita di tutti i giorni, le leggi razziali che sancirono il totale isolamento dalla società italiana degli ebrei, ai quali fu impedito di sposarsi con una ariana o un ariano, di far parte del partito fascista, di possedere aziende o società con più di cento dipendenti, di essere impiegati dello Stato, di esercitare una serie innumerevole di professioni tra le quali quella del medico, del farmacista, dell’avvocato, commercialista, ingegnere, architetto. Ma vuole anche raccontare quegli italiani che approfittarono della situazione, a volte con vero entusiasmo.
In programma anche La retata. Roma, 16 ottobre 1943 di Ruggero Gabbai, docufilm che ricostruisce, attraverso dichiarazioni di testimoni e documenti, il primo grande arresto di massa degli ebrei nel nostro Paese, sfociato poi nella deportazione nel campo di concentramento di Auschwitz. Sarà poi presentato Who Will Write Our History di Roberta Grossman, basato sull’omonimo libro di Samuel Kassow, che racconta le vicende dello storico Emanuel Ringelblum che realizzò, in segreto, all’interno del ghetto di Varsavia, un archivio che si è poi rivelato uno dei più importanti relativi all’Olocausto. Si terrà, infine, un omaggio al cinema di Claude Lanzmann con la proiezione di Sobibor, il 14 ottobre 1943, ore 16.00.