20 Novembre 2018
Ciak, che spavento con le pillole Luce!
Zombie, mostri e horror nelle pillole d’archivio che Istituto Luce-Cinecittà porta quest'anno al Noir in Festival: una raccolta di piccoli film da un minuto o poco più che anticipano la visione dei f
Sono dedicate ai protagonisti del Noir in Fest di quest’anno, gli zombie, e a mostri, creature fantastiche, registi e altri interpreti dell’horror, le Pillole d’Archivio che Istituto Luce Cinecittà porta al festival: una raccolta di piccoli film da un minuto o poco più che anticipano la visione delle pellicole in Concorso, dal titolo eloquente, Ciak, che spavento!, tratti dai fondi dell’Archivio Luce, per la cura di Nathalie Giacobino e il montaggio di David Paparozzi.
Ricerca non pacifica e non scontata, quella degli zombie nell’archivio. Eppure già come lo scorso anno con la Fantascienza, il Luce si dimostra capace di alzare l’asticella della sorpresa e dello humour, dissotterrando – è il caso di dire – dal proprio campo le presenze di un genere che da decenni ci tiene con gli occhi sbarrati. Si comincia allora con un filmato dal preziosoFondo Mario Canale, con un piccolo speciale dedicato aIl ritorno dei morti viventi 2(cosa c’è di più zombie di un sequel?), anno 1988, regia di Ken Wiederhorn, che cattura per la creazione delle mostruose maschere e della coreografia dei morti viventi: la paura, il thrilling, sono sempre questione di preparazione artigianale e meticolosa. È invece del 1959 un succulento ‘si gira’ dedicato aCaltiki, il mostro immortale di un regista-cult comeRiccardo Freda(accreditato come Robert Hampton) e fotografato (e in parte co-diretto) daMario Bava(qui tradotto ‘letteralmente’ John Foam). Il film è interpretato da John Merivale, Didi Perego, e da Caltiki, una gigantesca sanguisuga che tutto inghiotte, e che segue di un anno ilBlob – Fluido mortaledel 1958. Onesto artigianato e inventiva che segna l’alba della capacità tutta italiana di fare cinema di genere negli anni a venire. Nel 1960 vediamoGiorgio Ferroniaccingersi alla realizzazione deIl mulino delle donne di pietra,il primo horror a colori italiano, incentrato sulla presenza di una revenant (in letteratura e cinema le donne resuscitano prima degli uomini). Richiami possibili a Poe e Hoffmann, condito dalle presenze carnali di Liana Orfei e Scilla Gabel, il film incassò all’uscita 164 milioni di lire. È invece una piccola lezione di artigianato horror l’incontro di Serena Dandini conSergio Stivaletti(anno 1986), tra i grandi creatori di trucchi ed effetti speciali dell’horror/fantasy, per Lamberto Bava, Argento, Soavi. Si chiude, e non poteva essere altrimenti, con unacuriosa intervista a Dario Argento, anno 1985, accompagnato nell’occasione da una collaboratrice d’eccezione, la figlia Asia all’epoca decenne. Scorrono le immagini del capolavoroSuspiria, recente oggetto dell’atteso remake di Luca Guadagnino. Ancora ritorni quindi, e anche qui una piccola lezione di thrilling, e sull’importanza di esorcizzare le nostre paure. Gli zombie in fondo sono un ammonimento a noi spettatori sugli errori della Storia, e l’Archivio Luce, che dell’insegnamento della Storia fa missione per immaginare la costruzione di un Futuro, senza paura li accoglie.