5 Novembre 2018
Zen sul ghiaccio sottile in sala
L’opera prima della giovane regista (classe 1984) Margherita Ferri, dopo il debutto alla Mostra di Venezia e il passaggio ad Alice nella città arriva in sala
Dopo gli applausi della sala e una positiva attenzione stampa all’ultima Biennale College Cinema della Mostra di Venezia, dove ha avuto la sua prima mondiale, arriva in sala Zen sul ghiaccio sottile, l’opera prima della giovane regista (classe 1984) Margherita Ferri (ELENCO SALE). Prodotto da Articolture e distribuito da Istituto Luce Cinecittà Zen, già vincitore per il soggetto di una menzione speciale al Premio Solinas – Storie per il Cinema, è stato il film italiano sostenuto per il 2017/2018 da Biennale College Cinema, l’attività strategica della Fondazione Biennale di Venezia rivolta alla formazione di giovani film-maker di tutto il mondo. Un laboratorio di talenti da cui è partito il viaggio sullo schermo del film, che si prepara ora ad una serie di anteprime che lo porteranno, dopo Alice nella città, in altre piazze tra cui Milano, Bologna, Genova, Torino, con un programma che sarà presto diramato e preparerà all’uscita dell’8 novembre.
La presenza di Zen in due grandi luoghi di spettacolo e ricerca sul cinema giovane come Biennale College Cinema e Alice nella Città conferma la rilevanza di questo debutto, che porta con uno sguardo fresco, vivido e colorato un pugno di temi forti e sensibili: l’identità di genere, il bullismo e la discriminazione, la sessualità, la ricerca di un sé autentico. Il tutto con le armi di un film coming of age, i corpi di due attrici, Eleonora Conti e Susanna Acchiardi al debutto sullo schermo, il paesaggio attonito e poetico delle aree interne della profonda provincia italiana, tra le geometrie e i simbolismi di una pista da hockey.
Maia, detta ZEN, è una sedicenne irrequieta e solitaria che vive in un piccolo paese dell’Appennino emiliano. È l’unica femmina della squadra di hockey locale e i suoi compagni non perdono occasione di bullizzarla per il suo essere maschiaccio. Quando Vanessa – l’intrigante e confusa fidanzata di un giocatore della squadra – scappa di casa e si nasconde nel rifugio della madre di Maia, tra le due nasce un legame e Maia riesce per la prima volta a confidare a qualcuno i dubbi sulla propria identità. Entrambe spinte dal bisogno di uscire dai ruoli che la piccola comunità le ha forzate a interpretare, Maia e Vanessa iniziano così un percorso alla ricerca della propria identità e sessualità, liquide e inquiete come solo l’adolescenza sa essere.
Margherita Ferri, formata all’UCLA di Los Angeles e poi al Centro Sperimentale di Cinematografia, dopo esperienze nel documentario televisivo e cinematografico a livello nazionale e internazionale, e dopo aver co-diretto la pluripremiata web-serie Status, approda al cinema di finzione con un racconto dal sapore fortemente autobiografico. Un racconto su un’amicizia, un viaggio rischioso di ricerca, di lotta, che invita a non scappare dalle crisi di identità, dalle incertezze, dalle domande pressanti del proprio intimo. In un paese e in un momento storico spesso frastornati da messaggi di sicurezza identitaria, e dove l’identità è una patente di sicurezza, la storia di due giovani adolescenti, perse in una provincia montanara, tra le ritualità di uno sport complicato e di una comunità che faticano a capire, non è una storia minoritaria.
Nuova opera di una realtà giovane e molto dinamica come Articolture – alla ribalta internazionale lo scorso anno con Gli Asteroidi, opera prima di Germano Maccioni, unico film italiano in concorso al Festival di Locarno – nello stile della factory il film è concepito, prodotto e realizzato interamente in Emilia-Romagna, con una troupe quasi del tutto locale. Attorno alle protagoniste, un gruppo di adolescenti selezionati tra gli studenti delle scuole “della montagna” della Città Metropolitana di Bologna, a seguito di un laboratorio sui temi della discriminazione e del bullismo realizzato in collaborazione con il Gruppo Scuola e Formazione del Cassero e del Centro Risorse LGBT di Bologna. Insieme a loro, gli atleti di hockey dell’A.S.D. Polisportiva Fanano: una coralità che conferisce estremo realismo al film.
“Volevo fare un film – spiega Margherita Ferri – radicato nella comunità LGBT+ e nei nostri territori, ma con l’obiettivo di condurre il pubblico in quel cammino universale che porta alla scoperta di se stessi, negli anni inquieti dell’adolescenza’.