21 Marzo 2019
Prigioniere di una casa di bambola
Sogni, sesso e cuori infranti (Piccola posta parla) ci racconta, attraverso le lettere delle italiane alle riviste femminili, un'Italia anni '50 dove la donna è soprattutto moglie e madre,
E’ una casa di bambola anni ’50, confortevole, ‘moderna’ e allo stesso tempo falsa e inquietante, il set di Sogni, sesso e cuori infranti (Piccola Posta parla) il film di Gianfranco Giagni, scritto da Silvana Mazzocchi e Patrizia Pistagnesi. Una sorta di secondo capitolo dopo Le scandalose Women in crime del 2016 (e le autrici pensano a un terzo episodio, dedicato alle ribelli del ’68). Storia, quantomai attuale, della donna italiana fotografata in un momento di svolta, gli anni ’50 appunto: la quiete (apparente) prima della tempesta. La donna è ancora soprattutto moglie e madre, dovrebbe giungere vergine alle nozze ma spesso ‘cade’ nella richiesta della prova d’amore, la guerra tra i sessi è fatta soprattutto di rapporti sessuali estorti, di inganni da una parte e pene d’amore dall’altra. Ma qualcosa si muove sotto la superficie: alcune donne accedono al mondo del lavoro in mestieri maschili (barbiere, tassista), si discute se possano far parte, e in che misura, delle giurie popolari. Altre fanciulle o signore più adulte si interrogano sulla propria sessualità, sul valore dell’imene, il delitto d’onore viene messo in discussione.
Il Paese sta cambiando e si specchia nella rubrica della posta del cuore di tante riviste, Amica, Annabella, Harper’s Bazar, o anche nei programmi televisivi (con una travolgente Franca Valeri signorina snob). Da questo vasto materiale parte il documentario, che affida alla figura ironica/iconica di Anna Foglietta la lettura di alcune risposte delle esperte di bon ton e vita in società, sempre pronte a tranquillizzare gli animi, a sedare i bollori, come la Contessa Clara, Donna Letizia o Brunella Gasperini. “Abbiamo scelto di affrontare un tema serio come il ruolo della donna negli anni ‘ 50 e agli albori dei ’60 ma non attraverso un’indagine sociologica bensì in tono di commedia, però, al di là delle apparenze, c’è qualcosa di drammatico”, ha spiegato Giagni durante l’anteprima al Maxxi di Roma, nell’ambito della rassegna Extra Doc Festival curata dal critico Mario Sesti. E l’autrice Patrizia Pistagnesi parla decisamente di commedia sentimentale che si tinge di horror.
Le scelte registiche, dal montaggio di David Paparozzi alle musiche di Riccardo Giagni, sottolineano questa nota stonata nel collage di materiali d’epoca (fonte principale è l’archivio Luce, con una sola citazione cinematografica da Le notti bianche di Visconti, 1957). Silvana Mazzocchi, giornalista e scrittrice, rivendica l’universalità di queste storie: “dalle lettere esce una differenza tra l’Italia reale e un’Italia fittizia. Per la prima volta le donne osavano parlare in pubblico in un Paese che Pasolini definì a chiare lettere arcaico. Già prima del ’68 si cominciava a denunciare la mistica della femminilità”.
Tra i testi citati anche “Le 12 regole della Moglie Perfetta” dall’Housekeeping Monthly del 1955: “Prepara la cena in modo da averla pronta al ritorno del marito: è un modo per fargli capire che lo hai pensato durante la sua assenza e che ti prendi cura dei suoi bisogni”. O anche “Offriti di mettere a posto le sue scarpe al suo arrivo, usa un tono piacevole di voce”.
Anna Foglietta racconta di essersi calata in queste “donne implose”. E aggiunge: “Oggi dobbiamo ribadire di nuovo i temi dell’emancipazione, che pensavamo di avere assodata”. Colpisce nel film il cortocircuito con l’epoca attuale, con i temi sollevati dal #MeToo e con i ripensamenti in chiave reazionaria sulla famiglia e sul ruolo di fattrice della donna.
“Le immagini di repertorio – sottolinea Giagni – raccontano il quotidiano delle donne, che vivevano la propria vita rassegnate a essere brave mogli e brave madri, piene di paure e sensi di colpa riguardo al sesso, con l’ingombrante presenza della Chiesa preconciliare. Donne che volevano raggiungere i propri sogni effimeri e il proprio riscatto cercando di diventare Miss Italia oppure di emanciparsi trasformandosi in hostess, insegnanti ma anche in tassiste, barbiere, capostazione. È nel contrasto tra la realtà delle immagini di repertorio e la finzione delle immagini girate nel teatro di posa che vive il documentario. E a questi due piani si sovrappongono le voci di Cesare Zavattini, Pier Paolo Pasolini, Natalia Aspesi, Gianfranco Venè, Gabriella Parca, Edmondo Berselli i cui testi contestualizzano quelle lettere e le relative risposte”.
Sogni, sesso e cuori infranti (Piccola posta parla), prodotto e distribuito da Istituto Luce Cinecittà, esce in DVD e in contemporanea ha una serie di proiezioni evento alla presenza degli autori, la prossima il 25 marzo al Cinema Lumière della Cineteca di Bologna.