25 Luglio 2019
Venezia: Luce Cinecittà in Concorso con Franco Maresco
Fuori concorso ci sono Citizen Rosi di Didi Gnocchi e Carolina Rosi e Il pianeta in mare di Andrea Segre
Grande presenza dell’Istituto Luce Cinecittà quest’anno alla Mostra del Cinema di Venezia, a partire dal Concorso, dove compare La mafia non è più quella di una volta di Franco Maresco. A 25 anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, il regista decide di realizzare un nuovo film. Per farlo, trova impulso in un suo recente lavoro dedicato a Letizia Battaglia, la fotografa ottantenne che con i suoi scatti ha raccontato le guerre di mafia, definita dal New York Times una delle “undici donne che hanno segnato il nostro tempo”.
A Letizia, Maresco sente il bisogno di affiancare una figura proveniente dall’altra parte della barricata: Ciccio Mira, già protagonista nel 2014 di Belluscone. Una storia siciliana. “Mitico” organizzatore di feste di piazza, nei pochi anni che separano i due film Mira sembra cambiato, forse cerca un riscatto, come uomo e come manager, al punto da organizzare un singolare evento allo Zen di Palermo, “I neomelodici per Falcone e Borsellino”. Eppure le sue parole tradiscono ancora una certa nostalgia per “la mafia di una volta”. Intanto, visitando le celebrazioni dei martiri dell’antimafia, il disincanto di Maresco si confronta con la passione di Battaglia.
Fuori concorso ci sono Citizen Rosi di Didi Gnocchi e Carolina Rosi e Il pianeta in mare di Andrea Segre. Il primo documentario ripercorre attraverso il cinema di uno dei nostri più grandi registi la storia del paese partendo da quel film che il regista riteneva raccontasse la madre di tutte le trattative tra lo Stato e le mafie, tra settori delle istituzioni e cartelli del crimine: “Lucky Luciano”. Mettendo in fila le sue opere più legate alla cronaca, alla politica e alla società italiana: Salvatore Giuliano, La sfida, Le mani sulla città, Il caso Mattei, Cristo si è fermato a Eboli, Cadaveri eccellenti, Tre Fratelli, Uomini contro, Dimenticare Palermo, otteniamo una delle analisi più lucide della storia d’Italia. E’ un viaggio nel cinema civile di Rosi, del Cittadino Rosi, come lui amava definirsi. Un viaggio che applica il suo metodo di lavoro, quello che ha consentito che i suoi film resistessero agli elementi di novità portati nel tempo dalle inchieste e dalle analisi storiche. Come faceva Rosi, si è lavorato su documenti, materiali desecretati degli archivi italiani e stranieri, sentenze, testimonianze qualificate di studiosi, magistrati, uomini di cinema. Il documentario è anche un viaggio sentimentale perché a condurre il racconto della vita e del cinema di Francesco Rosi c’è sua figlia Carolina, testimone fin da bambina del lavoro del padre, che ha assistito con amore fino alla morte. Tante le voci del cinema e della società civile che intervengono nel documentario a sottolineare momenti storici e cinematografici del cinema di Francesco Rosi: Roberto Andò, Lirio Abbate, Roberto Calia, Furio Colombo, Gherardo Colombo, Nino Di Matteo, Marco Tullio Giordana, Nicola Gratteri, Raffaele La Capria, Francesco La Licata, Antonio Nicaso, Giulio Sapelli, Roberto Saviano, Giuseppe Tornatore, John Turturro, Costa Gavras, Giancarlo De Cataldo.
Il secondo racconta del pianeta industriale di Marghera, cuore meccanico della Laguna di Venezia, che da cento anni non smette di pulsare: un mondo in bilico tra il suo ingombrante passato e il suo futuro incerto, dove lavorano operai di oltre 60 nazionalità diverse. Perdersi e stupirsi in luoghi mai raggiunti prima, come il ventre d’acciaio delle grandi navi in costruzione, le ombre dei bastioni abbandonati del Petrolchimico, gli alti forni e le ciminiere delle raffinerie, il nuovo mondo telematico di Vega o le centinaia di container che navi intercontinentali scaricano senza sosta ai bordi dell’immobile Laguna. Attraverso le vite di operai, manager, camionisti e della cuoca dell’ultima trattoria del Pianeta Marghera, le immagini di Andrea Segre ci aiutano a capire cosa è rimasto del grande sogno di progresso industriale del Pianeta Italia, oggi immerso, dopo le crisi e le ferite del recente passato, nel flusso globale dell’economia e delle migrazioni.
Nella sezione ‘Sconfini’ Il varco di Federico Ferrone e Michele Manzolini, scritta con Wu Ming 2, storia di finzione costruita con filmati di repertorio, ufficiali e amatoriali. Estate 1941, un soldato italiano parte in treno per il fronte sovietico. L’esercito fascista è alleato di quello nazista, la vittoria appare vicina. Il convoglio parte tra i canti e le speranze. La mente del soldato torna alla malinconia delle favole raccontategli dalla madre russa. A differenza di molti giovani commilitoni, lui ha già conosciuto la guerra, in Africa, e non ne è entusiasta, anzi, la teme. Il treno attraversa mezza Europa, avventurandosi nello sterminato territorio ucraino. All’arrivo dell’inverno l’entusiasmo cade sotto i colpi dei primi morti, del gelo e della neve. I desideri si fanno semplici: non più la vittoria, ma un letto caldo, del cibo, un abbraccio. L’immensa steppa spazzata dalla tormenta sembra popolata da fantasmi. Il soldato ha una sola, flebile speranza: tornare a casa.
In Venezia Classici da segnalare Life as a B-Movie: Piero Vivarelli di Fabrizio Laurenti e Niccolò Vivarelli. La vita irrequieta e la filmografia caleidoscopica di Piero Vivarelli, regista di B- Movies italiani di tutti i generi, paroliere di successi musicali, tra cui 24.000 baci di Celentano, e sceneggiatore dello Spaghetti Western Django, amato da Quentin Tarantino, si intrecciano in questo ritratto di un provocatore rivoluzionario. Giovanissimo aderente alla Decima MAS, unico non cubano, oltre a Che Guevara, ad avere una tessera del Partito Comunista Cubano firmata da Fidel Castro.
Chiudono la carrellata i cortometraggi di SIC@SIC – Short Italian Cinema @ Settimana Internazionale della Critica, con la partnership di Luce Cinecittà, i due film presenti alle Giornate degli Autori, di Gianfranco Pannone e Mauro Caputo, e le Pillole dell’Archivio Luce, Federico Fellini in Frames, 18 piccoli film d’archivio per i 100 anni del mago del nostro cinema.
Segnalazione anche per Supereroi senza superpoteri, cortometraggio in sezione Orizzonti prodotto nell’ambito del Premio “Zavattini – Unarchive” promosso da Luce Cinecittà.