Venezia

8 Settembre 2019

Cicutto: premiato Maresco a Venezia 76 per il linguaggio narrativo

Il presidente di Luce Cinecittà sottolinea come il Premio speciale della giuria a La mafia non è più quella di una volta è il riconoscimento della "sapiente mescolanza di generi diversi"

“Il Premio Speciale della Giuria della 76ma Mostra di Venezia al film di Franco Maresco La mafia non è più quella di una volta “va al suo linguaggio narrativo che non è fatto solo di scrittura ma di sapiente mescolanza di generi diversi: cinema della realtà, capacità drammaturgica di tenere alta l’attenzione del pubblico, uso sapiente di personaggi e situazioni apparentemente surreali. – commenta  Roberto Cicutto presidente di Istituto Luce Cinecittà che distribuisce il film dal 12 settembre – Tutti elementi di cinema che Luce-Cinecittà tiene in grande considerazione nel racconto della realtà italiana. Letizia Battaglia ha regalato al cinema e a tutti noi un raro esempio di lucida determinazione libera da ogni condizionamento nell’affermare le ragioni della sua militanza contro la mafia. Siamo lieti che il loro lavoro abbia trovato un forte riconoscimento da parte della giuria veneziana”.

E come il film di Maresco sia stato accolto e valutato dalla giuria di cui Paolo Virzì faceva parte, il regista toscano ha raccontato di avere spiegato ai giurati e alla presidente chi fosse sia Franco Maresco, sia la drammatica storia dei giudici Falcone e Borsellino, “mi ha colpito quanto sia stato contagioso per la giuria. E alla fine non è stata la battaglia solitaria di un collega italiano per un collega del suo stesso Paese”.

Il produttore del film Rean Mazzone è soddisfatto del riconoscimento ottenuto: Non ci aspettavamo la selezione e quindi neppure questo premio. Franco non è qui ma condivide questo momento felice. La sua assenza è dovuta alla sofferenza che vive nel realizzare le sue opere”.

“Questo film è l’inevitabile seguito di Belluscone. Una storia siciliana, presentato a Venezia nel 2014 – spiega nelle note di regia Franco Maresco – Devo ammettere che non è stato per niente facile, cinque anni dopo, tornare a raccontare una storia con dentro, ancora una volta, i cantanti neomelodici e la mafia. La mia sensazione, però, è di essermi spinto oltre rispetto al film precedente. In un territorio in cui la distinzione tra bene e male, tra mafia e antimafia, si è azzerata e tutto, ormai, è precipitato in uno spettacolo senza fine e senza alcun senso”.

 


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