Cinecittà

10 Dicembre 2019

Francesco, papa migrante

Il docu-film di Marco Spagnoli e Tiziana Lupi sarà in sala il 16 e 17 dicembre, in occasione del compleanno del pontefice

Arriva nelle sale italiane con una speciale uscita-evento in coincidenza con il compleanno del Pontefice (il 17 dicembre) il film documentario Il Nostro Papa, diretto da Marco Spagnoli e Tiziana Lupi, tratto dall’omonimo libro a firma della stessa Lupi, la prima biografia per immagini di Papa Francesco (edita da Mondadori) e da lui personalmente approvata.

Il film è una co-produzione tra Italia e Argentina, prodotta da Mario Rossini per Red Film e Antonio Cervi per Lazos de Sangre, in collaborazione con Rai Cinema, ed è distribuito da Istituto Luce-Cinecittà, che lo porterà sugli schermi il 16 e 17 dicembre nelle maggiori città italiane. Tra gli appuntamenti in sala, il 16 dicembre al Cinema Lux di Roma (ore 20.30) proiezione evento alla presenza dei registi, dei produttori e del protagonista Iago Garcia. 

Scritto da Leonardo Marini, Marco Spagnoli (giornalista, storico di cinema anche attraverso una preziosa produzione documentaristica) e Tiziana Lupi (giornalista e autrice di documentari), il film intreccia immagini storiche, interviste, memorie pubbliche e private del percorso e del pontificato di Jorge Mario Bergoglio, ricchi materiali d’archivio (dell’Istituto Luce, degli archivi Vaticani e della Fondazione Ansaldo tra gli altri) e riprese odierne che vedono protagonista una star del piccolo schermo come Iago Garcia (Il segreto, Non dirlo al mio capo), il racconto coinvolgente di Massimo Minella, giornalista che ha approfondito la storia delle migrazioni dall’Italia all’Argentina tra ‘800 e ‘900 (una storia che riguarda decine di milioni di italiani, e dalla quale nasce Papa Francesco), e incontri con testimoni, memorie e luoghi che hanno incontrato Bergoglio dall’infanzia al Soglio pontificio.

Il nostro Papa ripercorre la storia della famiglia Bergoglio a partire dalle loro origini italiane e dalla loro emigrazione in Argentina, che li ha visti scampare un terribile naufragio, passando per l’infanzia, la vocazione e la crescita dell’uomo che molti anni dopo sarebbe diventato Papa Francesco. Nel documentario, un attore, Iago Garcia, molto noto in Spagna e Argentina e ben conosciuto anche in Italia, è stato chiamato a interpretare il giovane Jorge Mario Bergoglio: Papa Francesco. Il suo desiderio di prepararsi al meglio per un ruolo tanto difficile lo porta a ripercorrere le origini e l’infanzia di Jorge Mario, divisa fra Italia e Argentina e strettamente legata al tema dell’immigrazione.Attraverso viaggi, incontri e interviste, l’attore apprenderà cosa c’è all’origine della figura e del pensiero di quello che oggi è il nostro papa.

Dichiarano gli autori nelle note di regia: ‘La nostra sembra una favola, ma non lo è: è quanto accaduto alla famiglia di Francesco e allo stesso Papa, un uomo che per impegno e dedizione merita solo rispetto e attenzione, ma anche una sconfinata ammirazione per la sua semplicità e la sua determinazione a cambiare lo stato delle cose. Per i poveri, certo, ma anche per gli umili, gli offesi, i piccoli, i deboli, gli uomini e le donne che non godono della protezione di niente e di nessuno’, e ancora: ‘È il racconto delle origini del Papa: una sorta di prequel ideale a quanto sappiamo o crediamo di conoscere di lui, ma anche un’esplorazione emotiva e razionale del senso ultimo delle cose e di come il figlio di immigrati italiani costituisca, oggi, una delle voci di speranza in un mondo grigio e dominato dall’incertezza’.

Spagnoli non può essere presente in conferenza, in quanto in missione in Cina per conto del MIAC. Manda però un messaggio in cui specifica che il film è “dichiaratamente Wendersiano. Parla di un attore alla ricerca di un personaggio che scopre infine qualcosa di sé stesso, e che aveva paura di conoscere. Le doti di Francesco sono la discrezione, l’umanità e l’essenzialità, che sono la cifra della sua vita oltre che del suo papato”.

“Il papa ha molto apprezzato il libro che gli ho dedicato – dice Lupi – gli faremo vedere il film molto presto, spero che riesca nei prossimi giorni. Sono nata da questa parte del Mediterraneo e dunque sono colpita dalle storie di chi è costretto a fuggire dal proprio paese per cercare un futuro migliore, o anche solo un futuro, per sé e per i suoi figli. Mi ha colpita in particolare l’incidente della Principessa Mafalda, nave affondata al largo del Brasile per cui i nonni e il papà di Bergoglio avevano il biglietto. Non riuscirono a vendere in tempo quello che possedevano per cui cambiarono imbarco. E’ come se ci fosse già in atto un disegno divino per salvare il papa e portarlo sul trono di Pietro. Lui questo sentore ce l’ha. Si chiede sempre ‘perché non io’ e poi conosce i racconti di casa che i suoi genitori gli hanno lasciato. Sua nonna ha voluto che lui imparasse a cucinare la bagnacauda e a parlare in italiano. Quell’italiano un po’ sporco ma tenero di quando dice ‘hanno trovato un papa dall’altra parte del mondo’, la sera dell’investitura, e che abbiamo ritrovato perfettamente nella pronuncia di Iago”. 

“L’esperienza mi appartiene – dice l’attore – mi sono molto identificato. Ho due zie in Argentina e il genere docu-film ci ha permesso di andare fuori dalle righe e scoprire cose nuove, ho visto attraverso i panni degli altri la storia della mia famiglia e il mio percorso. Il messaggio che porta Papa Francesco è sempre quello del ‘tu’ e non dell’io’. E’ la sua filosofia. E’ un papa con cui ci si identifica: ama il calcio, la cucina, il cinema. Prima si giocava sempre sul distacco. Bergoglio sembra uno di noi. Ed è dalla parte dei poveri e di quelli a cui nessuno vuole dare una possibilità”.

“Abbiamo scelto di raccontare Bergoglio nella parte della sua storia che in pochi conoscono – aggiunge il produttore Mario Rossini – fino ai vent’anni. Nel film Iago è un attore che deve imparare a personificare il papa, alla fine lo vediamo con un abito talare, ma è tramite lui che arriviamo a documentarci sul percorso del papa e della sua famiglia”. 

Moderatore della conferenza, nonché ‘voce’ e personaggio chiave del documentario, è il giornalista genovese Massimo Minella. Una larga porzione di film si svolge infatti nella città ligure, dal cui porto tantissimi italiani sono partiti per cercare lavoro e fortuna all’estero. C’è un museo dedicato, che viene visitato da Iago insieme a Minella. “Seguo la vicenda di Bergoglio – dice – dalla sera della sua investitura, e in particolare sono interessato all’emigrazione italiana in Argentina. C’è un Centro Studi sulla migrazione italiana che si chiama Cisei e ha un sito molto agile. Scrivendo un cognome si risale facilmente alle origini e quindi rintracciare nonna, nonno e papà Bergoglio è stato facile. E’ una ricerca della memoria ma non in maniera retorica, la chiave è la conoscenza del passato”. 

 

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