23 Maggio 2023
Nelle sale ‘Il tocco di Piero’. Il genio e le musiche di Piero Umiliani
Da I soliti ignoti a Mana'-mana' alla lounge music, il film della vita di uno dei più importanti compositori di colonne sonore del '900
Piero Umiliani è stato uno dei più importanti compositori italiani di colonne sonore del ‘900. Il tocco di Piero – Le mille vite di Piero Umiliani, il film documentario di Massimo Martella prodotto da Luce Cinecittà che lo distribuisce ora in arrivo nelle sale, finalmente racconta questo genio assoluto tra cinema e musica. ( ELENCO SALE )
Tutta la sua parabola creativa, dagli inizi nel dopoguerra nelle orchestrine jazz degli Alleati, alla prima colonna sonora italiana jazz per ‘I soliti ignoti’ di Monicelli; il creatore di uno dei motivetti tormentone più noti al mondo (quello che fa Man’ha Man’ha…), autore di decine di colonne sonore di film di genere degli anni ’60-’70, e tra i primi a sperimentare la musica elettronica in Italia, fino alla brusca interruzione dell’attività per colpa di un’emorragia cerebrale a metà degli anni ’80. Per lui hanno suonato tutti i grandi musicisti del jazz italiano, ma anche Chet Baker, Helen Merrill, Gato Barbieri; e negli anni ’90, dopo il faticoso recupero dalla malattia, la sua musica è stata riscoperta nelle discoteche da un pubblico di giovanissimi, e i suoni creati da Piero hanno iniziato a essere saccheggiati e campionati dai rapper anglosassoni.
Il tocco di Piero dopo una brillante presentazione all’ultimo Torino Film Festival, arriva nelle sale con un tour di proiezioni-evento, alla presenza del regista e di ospiti, in tante città: da Torino (cinema Massimo, il 24, 25 e 29 maggio), a Bari (il 31 maggio), Roma (cinema Farnese, il 5 e 9 giugno), Mantova, Brescia, Pisa, e altri centri.
Se a distanza di anni il nome di Umiliani fa brillare gli occhi dei collezionisti di vinile di mezzo mondo, e viene considerato un maestro da riscoprire e imitare, è forse perché ha nutrito il suo talento artistico di un’incessante curiosità per qualunque forma di musica, riuscendo poi a riportare tutto alla sua gentilezza di tocco, a una cifra stilistica che resta inconfondibile pur avendo attraversato e contaminato generi tra i più disparati. Umiliani ha saputo essere sofisticato e popolare al tempo stesso, interprete dell’Italia di quegli anni.Il documentario è costellato di musica live, suonata in parte nello studio che Umiliani volle fortemente per sentirsi libero di registrare quando voleva. La produzione jazz viene reinterpretata da un sestetto guidato dal pianista Enrico Pieranunzi; ad un altro gruppo, i Calibro 35, sono invece affidate versioni elettriche delle colonne sonore dei film di genere, che hanno poi ispirato la lounge music; Carlotta Proietti esegue il ‘Valzer della Toppa’ scritto da Umiliani a quattro mani con Pasolini, diventato un classico della canzone romanesca. Il film si avvale inoltre della narrazione partecipata della famiglia Umiliani; dei ricordi di amici e collaboratori come Edda Dall’Orso, Giovanni Tommaso, Gegè Munari, Silvano Chimenti; e degli interventi di storici della musica e del cinema come Vincenzo Mollica, Dario Salvatori, Pierpaolo De Sanctis, Luca Sapio.
“Il jazz è ritmo, perché viene dall’Africa. Fa parte della nostra vita”. Così Piero Umiliani, che non è mai stato amante delle classificazioni, provò a definire la musica che ispirò profondamente la sua vita, e restò centrale nella sua ispirazione nonostante i mille stili che frequentò componendo colonne sonore, libraries e altro.”Sono partito da queste parole per costruire un film dal ritmo “sincopato”, e che poi non fosse una semplice biografia – racconta il regista – Il tocco di Piero più che un film su Umiliani è un film sulla sua musica: per questo ho voluto che il suo sound risuonasse ancora, rigorosamente dal vivo, con arrangiamenti inediti preparati dai musicisti italiani che forse sono maggiormente legati a lui. In secondo luogo, dal momento che lungo il suo percorso Umiliani ha saputo spesso interpretare il gusto dei tempi, tramite la sua parabola artistica ho cercato di ripercorrere la trasformazione della musica per il cinema, e del gusto musicale degli italiani. Di conseguenza le ambientazioni, le evocazioni visive e i colori delle clip musicali citano epoche e luoghi di fruizione dei brani originali: dai night anni ’50 al Festival di Sanremo, dal cinema dark a quello figlio del boom economico, dall’arrivo del beat e della psichedelia a cavallo del ’68, alle luci stroboscopiche delle discoteche anni ’80.Infine, c’è il racconto della sfera privata di Piero e della sua famiglia, con la consapevolezza che se le sue capacità compositive non fossero state spente prematuramente dall’ictus che lo colse nel pieno della carriera, avremmo avuto ancora altre musiche da ricordare con il sorriso sulle labbra”.