Festival

22 Settembre 2023

Cinecittà alla Festa tra Fela Kuti e il Mago Rol

Cinecittà è alla 18° Festa del cinema di Roma con sette film e due restauri, oltre che con numerose iniziative collaterali. Il commento di Chiara Sbarigia e Nicola Maccanico

Luce Cinecittà è alla 18° Festa del cinema di Roma con sette film e due restauri, oltre che con numerose iniziative collaterali. “Il sistema cinematografico e audiovisivo italiano – affermano Chiara Sbarigia e Nicola Maccanico, rispettivamente presidente e ad Cinecittà – sta vivendo una stagione di profonda trasformazione, industriale e creativa, che i protagonisti del sistema pubblico sono chiamati ad accompagnare e promuovere in tutte le sue articolazioni. Anche il pubblico risponde positivamente, dimostrando di voler tornare, dopo gli anni della pandemia, al piacere della sala cinematografica e delle grandi storie ed emozioni da condividere. Cinecittà, in questa stagione, ha l’ambizione di essere una protagonista dinamica e trainante, tornando ad essere solidamente al centro della scena e del mercato. Le grandi produzioni nazionali e internazionali animano i suoi teatri di posa, importanti autori e star scelgono Cinecittà per lavorare in una capitale globale del cinema. Il fascino iconico di questo luogo è più che mai presente e si declina al futuro. Oltre ai teatri, all’attenzione per le nuove tecnologie e per l’ambiente, Cinecittà rilegge e reinterpreta la funzione culturale dell’Archivio Luce, con i podcast, i documentari, i restauri filmici, le mostre, le rassegne del cinema classico e contemporaneo. Fa fede, con la Formazione professionale, alla sua vocazione originaria sintetizzata dal suo acronimo fondativo (L’Unione Cinematografica Educativa). È con la Festa del Cinema che Roma si dà appuntamento col mondo per presentarsi come piazza elettiva dell’immaginario. Lo fa con l’edizione numero 18, quella simbolicamente della avvenuta maturità. Cinecittà è a fianco e dentro la Festa coi suoi documentari e restauri, con le produzioni realizzate nei suoi teatri, con il MIAC – il Museo dell’Audiovisivo e del Cinema che si presenta al pubblico con una collezione accresciuta – e con iniziative audiovisive e editoriali per raccontare un’industria creativa che vive una stagione di crescita e di maggiore consapevolezza delle sue capacità. E come per ogni festa che si rispetti, una immutata voglia di divertirsi ed emozionarsi insieme”.

Ecco i titoli Luce Cinecittà selezionati:

Fela – il mio Dio vivente di Daniele Vicari (Produzione Fabrique Entertainment, Luce Cinecittà, Lokafilm doo, Grasshopper Films; Distribuzione Luce Cinecittà)

Mur di Kasia Smutniak (Produzione: Fandango in associazione con Luce Cinecittà; Distribuzione: Luce Cinecittà)

Posso entrare? An Ode to Naples di Trudie Styler (Produzione: Big Sur, Mad Entertainment e Rai Cinema; Distribuzione: Luce Cinecittà)

Io, il tubo e le pizze di Ugo Gregoretti – Il film postumo del grande regista, girato nel 2016 e liberamente tratto dalla sua autobiografia e dedicato anche alla città di Napoli, in cui Gregoretti ha vissuto da bambino (Produzione:AchabFilm – Distribuzione: Luce Cinecittà)

Io, noi e Gaber, di Riccardo Milani, prodotto da Atomic s.r.l. in collaborazione con RAI Documentari e Luce Cinecittà

L’enigma Rol di Anselma Dell’Olio (Produzione: La Casa Rossa con Rai Cinema in coproduzione con RS Productions e Pepito Produzioni in associazione con Luce Cinecittà)

Profondo Argento di Giancarlo Rolandi e Steve della Casa (Produzione: Baires Produzioni in collaborazione con Luce Cinecittà)

I RESTAURI

Divisione Folgore (1954) di Duilio Coletti – Restauro a cura di Cinecittà

Stromboli terra di Dio (1950) di Roberto Rossellini in occasione del Premio alla carriera a Isabella Rossellini Versione restaurata da Luce Cinecittà, Cineteca di Bologna, CSC-Cineteca Nazionale.

LE SINOSSI

Fela Il mio Dio vivente: Primi anni ’80. Un giovane regista, Michele Avantario, incontra il grande musicista e rivoluzionario nigeriano Fela Kuti e da quel momento dedica la sua vita alla realizzazione di un film interpretato dallo stesso Fela. Non ci riuscirà mai, ma scoprirà qualcosa di più importante per lui: una nuova idea di esistenza. Fela rimane uno dei più controversi musicisti e leader africani che ha lottato per i diritti dell’uomo malgrado le diffamazioni, le vessazioni e persino le innumerevoli carcerazioni da parte del governo nigeriano. Eroe agli occhi di molti africani, ha conquistato il mercato internazionale producendo oltre 80 dischi dichiaratamente politici.

“Quella di Michele Avantario è una storia di travolgente passione per il cinema, per la musica, per l’Africa – dice Daniele Vicari – La storia di un ragazzo che si fa uomo inseguendo per tutta la vita un sogno: realizzare un film sul mito carismatico e irraggiungibile di Fela Kuti. Con questo film provo a raccontare una storia semplice ma potente, quella di un ragazzo che si confronta con un mito vivente, tentando di realizzare un film impossibile. Una storia che suona, balla, fuma, ama, viaggia, che ha il sapore dell’Africa, della politica, degli anni ’70 e che supera ogni forma di colonialismo, anche quello ‘interiore’ che ancora oggi ci portiamo dentro”.

Mur è il documentario esordio alla regia di Kasia Smutniak, scritto dall’attrice con Marella Bombini. A marzo del 2022, a pochi giorni dall’invasione russa dell’Ucraina, l’intera Europa si è mobilitata per dare asilo ai rifugiati. Il Paese che si è distinto per tempestività e generosità è stata la Polonia, lo stesso Paese che ha appena iniziato la costruzione del muro più costoso d’Europa per impedire l’entrata di altri rifugiati. Una striscia di terra che corre lungo tutto il confine bielorusso, chiamata zona rossa, impedisce a chiunque di avvicinarsi e vedere la costruzione del Muro, il protagonista della storia raccontata in questo film. Kasia Smutniak esordisce alla regia con un film che è allo stesso tempo un diario intimo e una denuncia. Il percorso, un incerto e rischioso viaggio nella zona rossa dove l’accesso non è consentito ai media, inizia davanti a un muro e davanti a un altro muro finisce. Grazie all’aiuto di attivisti locali e con una leggerissima attrezzatura tecnica, la regista raggiunge il confine e filma ciò che non si vuole raccontare. Il primo muro respinge i migranti che arrivano da terre lontane attraversando il bosco più antico d’Europa, una frontiera impenetrabile in un mare di alberi. Puszcza Białowieża, così si chiama quel bosco, che, proprio come il mare, è un elemento nuovo per le migliaia di persone che tentano il viaggio. Il secondo, quello di fronte alla finestra di casa dei nonni a Łódź, dove la regista giocava da bambina, è il muro del cimitero ebraico del ghetto di Litzmannstadt. Cercando di riconciliarsi con il proprio passato, Kasia Smutniak torna a casa con una forte consapevolezza: l’accoglienza non deve fare distinzioni, chiunque sia in pericolo va soccorso, un continente che si definisca democratico non innalza muri.

Posso entrare? An Ode to Naples – di Trudie Styler. Napoli, città di cultura e creatività, ma anche di caos e di abbandono criminale. Con il suo sguardo di straniera appassionata della città, in quasi due anni di frequentazione, Trudie Styler ha raccolto la sfida di un documentario in grado di narrare i contrasti della bellezza e del dolore, della luce e dell’oscurità di una città unica al mondo. Lasciando che sia la gente di Napoli a raccontare la propria storia, rivela una città di generosità e crudeltà, una città di luci e ombre. Con interviste a don Antonio Loffredo, parroco ribelle e illuminato del quartiere Sanità, l’attore Francesco Di Leva fondatore del Teatro NEST a San Giovanni a Teduccio, lo scrittore Roberto Saviano, l’artista Jorit, la canzone originale Neapolis di Clementino, ma anche le “forti guerriere” che combattono per le donne, i castagnari, Antonio, veterano delle Quattro Giornate di Napoli durante la seconda guerra mondiale. “In quanto regista di origine britannica ma residente in America, sono la definizione di outsider – dichiara Trudie Styler – Ho una casa in Italia da due decenni, ma come vi dirà ogni napoletano, la Toscana non è Napoli. Sophia Loren l’ha detto meglio: non sono italiana, sono napoletana. Napoli è una cultura a sé. Quello che i miei occhi hanno da offrire a Napoli è estrema meraviglia, estrema curiosità. Occhi freschi che possono guardare la città con dettaglio e compassione. Napoli è sopravvissuta per 3000 anni. Non è affatto una nuova realtà da raccontare, ma ne è una assolutamente straordinaria”.

L’enigma Rol – Esiste il paranormale? Esistono eventi inspiegabili? Esiste la vita oltre la vita? Esistono altre dimensioni oltre quella in cui viviamo ogni giorno? Gustavo Rol era un Iniziato o un imbroglione, o più gentilmente un mistificatore? Queste le domande dalle quali sono partiti la regista e sceneggiatrice Anselma Dell’Olio e il co-sceneggiatore e produttore artistico Alessio De Leonardis per raccontare una delle più controverse figure del Novecento. Attraverso testimonianze, materiale di repertorio, fotografie, video d’archivio e ricostruzioni sceniche, Enigma Rol è allo stesso tempo ritratto, indagine e antologia del carattere, della personalità e delle opere del controverso sensitivo torinese Gustavo Adolfo Rol (1903-1994). Per  fare luce su questa figura inspiegabile e allo stesso tempo affascinante e misteriosa, non sono sufficienti termini come “paranormale”, “extrasensoriale” o “parapsicologico”. Gustavo Rol è stato, nel corso della sua vita, molto di più. Chi gli ha dato del “volgare illusionista” (tra i più scettici Piero Angela) e chi lo ha considerato un maestro spirituale, un illuminato, messo sulla Terra per renderci migliori o, comunque, un uomo straordinario; tra questi ultimi Franco Zeffirelli, Federico Fellini, Vittorio Valletta, Cesare Romiti, Sergio Rossi, Jean Cocteau, Adriana Asti, Valentina Cortese, Giorgio Strehler, Luciana Frassati Gavronska e molti altri personaggi.

Profondo Argento – Dario Argento, uno dei più acclamati registi italiani nel mondo, oggetto di un culto trasversale che abbatte le barriere generazionali, ha sempre difeso la sua sfera privata. Una vita ricca di soddisfazioni, una faccia inconfondibile per chiunque, una presenza costante nel mondo dello spettacolo dal suo esordio, più di cinquant’anni fa, con un titolo quasi mitologico, L’uccello dalle piume di cristallo. Il documentario affronta una decina di temi: la madre appartenente alla famosa famiglia di fotografi Luxardo, il padre produttore, gli inizi come critico e sceneggiatore, l’esordio alla regia, il rapporto con la musica e l’architettura – elementi fondamentali della sua opera – i maestri, gli amici e gli imitatori, i suoi gusti letterari e cinematografici, l’evoluzione dei generi e della sua carriera, le figlie Fiore e Asia. Infine il suo vero lato oscuro: la comicità, che affiora spesso nella sua vita quotidiana e persino tra i suoi incubi cinematografici. In questo viaggio sarà accompagnato dagli spezzoni delle sue opere, foto e documenti del suo archivio personale, gelosamente custodito. 

Stromboli – Isabella Rossellini, che alla 18ma Festa del Cinema di Roma riceve il Premio alla carriera, ha selezionato alcuni film che riguardano il suo vissuto, tra questi uno dei più grandi film di suo padre Roberto Rossellini, che vede protagonista sua madre Ingrid Bergman: la versione proiettata sarà quella restaurata da Luce Cinecittà, Cineteca di Bologna e Centro Sperimentale di Cinematografia. 

Divisione Folgore (1954) che vede la presenza di Terence Hill nel cast (accreditato con il suo vero nome Mario Girotti) si svolge durante la seconda guerra mondiale e in particolare rievoca la battaglia di El Alamein dal punto di vista di una schiera di giovani paracadutisti della Divisione Folgore. 


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