Luce Cinecittà

20 Settembre 2024

Festa di Roma: i titoli Luce Cinecittà

10 i titoli Luce Cinecittà presenti alla Festa. Dal ricordo di grandi artisti all'omaggio per il centenario dell'Istituto Luce che utilizza immagini d'Archivio per rivisitare i filoni della commedia all’italiana.

Sono 10 i titoli Luce Cinecittà presenti alla 19ma Festa del Cinema di Roma, in programma dal 16 al 27 ottobre, e che si apre proprio con un evento speciale presso gli Studi di Cinecittà, dove sarà proiettata l’anteprima italiana di Megalopolis alla presenza del regista Francis Ford Coppola.

Nella sezione ‘Special Screening’, in collaborazione con Alice nella Città, 100 di questi anni, film a episodi prodotto da Luce Cinecittà per festeggiare i 100 anni dell’Istituto Luce, una delle più antiche e importanti istituzioni cinematografiche pubbliche del mondo, realizzato da protagonisti della commedia italiana contemporanea: Michela Andreozzi, Massimiliano Bruno, Claudia Gerini, Edoardo Leo, Francesca Mazzoleni, Rocco Papaleo, Sydney Sibilia. Ripercorrendo i classici filoni della commedia all’italiana, i cortometraggi riutilizzano le iconiche immagini di repertorio del secolo scorso per creare un racconto inedito in un film collettivo. Truffe e superstizioni, amori e tradimenti, musica, storia del cinema italiano sono solo alcuni dei temi che il lungometraggio andrà a toccare. Le immagini trovano così una nuova dimensione nella celebrazione del passato e del presente del cinema italiano.

Nella sezione ‘Storia del Cinema’ Ciao, Marcello – Mastroianni l’antidivo docufilm di Fabrizio Corallo scritto da Silvia Scola e Fabrizio Corallo, prodotto da Surf Film, Dean Film, Luce Cinecittà con la partecipazione di Rai Documentari. In occasione del centenario della nascita di Marcello Mastroianni il grande attore viene celebrato da un’angolazione inedita e con un tono il più possibile “understatement” come era nella sua natura attraverso un racconto per immagini – diverso da quelli consueti affidati a testimoni intervistati per l’occasione – dove l’attore Luca Argentero tra un filmato e l’altro si ritrova a raccontare a una giovane assistente montatrice (Barbara Venturato) la vita avventurosa e la carriera straordinaria dell’indimenticabile Marcello. Star assoluta, “portatore sano” di fascino latino Mastroianni a partire dai tempi de “La dolce vita” di Federico Fellini ha incarnato alla perfezione l’italiano ideale e il seduttore per antonomasia celebrato in tutto il mondo ma nella realtà non era affatto un “latin lover”, era invece un uomo riservato, sensibile, discreto e insicuro, innamorato della vita e della sua semplicità: il cibo casareccio, le amicizie, l’amore, di cui nella vita reale è stato vittima in misura proporzionale a quanto sia stato “carnefice” nei suoi film. Il docufilm si snoda all’insegna di una sorta di autoracconto in cui Mastroianni rivive in scena grazie a varie interviste d’epoca che lo vedono protagonista accanto a grandi registi che lo hanno scelto come compagno di viaggio, clip tratte dagli oltre 150 film da lui interpretati, materiali d’archivio inediti o meno noti, back-stage girati sui suoi set, filmini privati.

Italo Calvino nelle città – produzione Anele con Rai Cinema, Luce Cinecittà e RS Productions – è un film-documentario di Davide Ferrario che racconta la vita di Calvino, per celebrare i cent’anni della nascita dello scrittore, attraverso il tema delle città: un racconto suddiviso tra le città “visibili” in cui ha vissuto, ha lavorato, o da cui è rimasto suggestionato nei suoi viaggi; e quelle “invisibili”, inventate per il famoso libro edito da Einaudi nel 1972.

Le prime sono narrate con un impianto tradizionale, usando in modo creativo filmati d’epoca, fotografie, interviste di Calvino e il racconto di tre attori, che interpretano rispettivamente Calvino in tre momenti della sua vita: Filippo Scotti, Alessio Vassallo e Valerio Mastandrea.  A Violante Placido è invece affidato il compito di portarci dentro “Le città invisibili”, che hanno una messa in scena con un linguaggio più cinematografico. L’attrice si muove in scenari astratti, una fabbrica abbandonata, una villa fatiscene, un teatro dismesso. Queste due dimensioni lavorano dialetticamente per produrre quel senso di realtà fantastica che è così caratteristico dei lavori di Calvino.

Iniziamo da Sanremo, seguendo Filippo Scotti, un giovanissimo Calvino. Qui il centro è Villa Meridiana dove vivevano i Calvino e la stazione botanica costruita nella Villa. Questo è il periodo della formazione dello scrittore, durante gli anni del fascismo. È anche il periodo partigiano nelle Alpi Marittime di Calvino e il racconto Ricordo di una battaglia. Faremo riferimento in questo capitolo a La Pigna e a Il sentiero dei nidi di ragno.
Poi è la volta di Torino, su cui Calvino ha scritto molte cose sparse nella sua opera. La città dell’Einaudi, ma anche della Fiat, la città dove ha studiato dopo l’esperienza partigiana e si è laureato. Qui in un periodo di vita che va dal 1946 fino agli anni settanta del Novecento lavorerà prima all’Einaudi e poi come redattore dell’edizione piemontese de “L’Unità”. Sarà Alessio Vassallo a interpretare Italo a Torino.
Ci trasferiamo poi a New York, dove Calvino (sempre interpretato da Alessio Vassallo) ha vissuto per sei mesi con una borsa di studio dal 1959 al 1960: “La città che ho sentito come la mia città più di qualunque altra città è New York…”. C’è il diario di viaggio Un ottimista in America (paragone tra URSS e USA) e varie lettere (le lettere sono un documento molto ampio sulla sua vita).
A Roma, dove è stato in diverse occasioni dal 1954 al 1964 e dove ha affittato un piccolo appartamento nel 1962, sarà Valerio Mastandrea a interpretare un Calvino più maturo. La prima vera casa è in via Monte Brianzo, si è sposato con Esther Calvino a l’Avana e nel 1964 nasce la figlia Giovanna. E dove ritorna nel 1980.
Poi Parigi dove si trasferisce nel 1967, nella villetta di Square de Chatillon, e vi resta sino al 1980. In questi tredici anni, Parigi diventa il centro della sua vita intellettuale (Eremita a Parigi): Greimas, Barthes, Lévi-Strauss, Perec, Oulipo, Queneau, eccetera. Qui scrive i racconti su Parigi che si trovano nel libro Palomar.
E infine Roccamare, dove costruisce una casa al mare di vacanza, vicino di casa di vari scrittori come Fruttero e altri ancora. Trascorrerà qui gli ultimi anni della sua vita. Colpito da un ictus, verrà ricoverato all’ospedale di Siena, dove muore nel settembre del 1985.

A Roma nella sezione FREESTYLE  Duse, The Greatest: a cent’anni dalla scomparsa di Eleonora Duse, Sonia Bergamasco ci accompagna in un’investigazione sull’attrice che ha cambiato il mestiere dell’attore per sempre ispirando Lee Strasberg, fondatore dell’Actors Studio, e generazioni di attori. Come può una donna di cui rimangono unicamente un film muto e qualche foto e ritratto, essere ancora così influente? La Divina oltre il mito.

Sempre in FREESTYLE Aspettando Re Lear, il nuovo documentario di Alessandro Preziosi ideato con Tommaso Mattei e con la partecipazione di Michelangelo Pistoletto, che torna alla regia del genere documentario dopo “La legge del Terremoto” per raccontare dal suo punto di vista  il teatro e l’arte contemporanea. Guidati dalla soggettiva dei protagonisti assistiamo in presa diretta al compiersi di un evento teatrale dal concepimento alla messa in scena, attraverso un dialogo costruito con il maestro biellese Michelangelo Pistoletto. Partendo dallo sguardo intenso di Michelangelo Pistoletto riflesso in uno dei suoi quadri specchianti che ci accompagna a comprendere il significato dei suoi materiali in scena e della sua intera opera, ci immergiamo in soggettiva nel percorso del regista e della compagnia degli attori, dalla prima lettura al Chiostro del Bramante di Roma fino all’attimo in cui si chiude il sipario sulla prima al Teatro Goldoni di Venezia. Il punto di vista degli altri straordinari interpreti Nando Paone, Roberto Manzi, Federica Fresco e Valerio Ameli fa comprendere più profondamente il dipanarsi della storia, facendo vivere le emozioni più intime di chi condivide il palcoscenico con artdite riprese dietro le quinte accompagnandoci accompagna in una Venezia caotica e apocalittica tra le calli di Rialto, le segrete di Palazzo Ducale, le tese dell’Arsenale fino al Labirinto di Borges all’isola di SanGiorgio. Alessandro Preziosi manipolando intelligentemente la materia della tragedia scespiriana, fondendo e sovrapponendo i linguaggi con la fatidica complicità di Michelangelo Pistoletto affronta temi sempre attualissimi del Re Lear scespiriano come i bisogni primari dell’uomo, l’esercizio del potere e l’eredità che lasciamo in vita alle nuove generazioni, dando vita ad una nuova scrittura che ci dimostra come il teatro attraverso l’arte possa farsi contemporaneità e divenire attraverso il cinema un viaggio universale alla ricerca del significato più profondo dell’essere padri e figli. Una produzione Pato Film in associazione con Luce Cinecittà in collaborazione con Rai Cinema. Con il sostegno della DG Cinema e Audiovisivo con la collaborazione del Teatro Stabile del Veneto.

Nella sezione ‘Storia del Cinema’, Mario Verdone: Il critico viaggiatore, firmato da Luca Verdoneuna produzione Iterfilm con Luce Cinecittà in collaborazione con Rai Cinema, è un viaggio sentimentale e documentaristico sul padre Mario. Nella casa di famiglia a Cantalupo, i fratelli Verdone: Carlo, Luca e Silvia insieme al marito di lei Christian De Sica, si danno appuntamento per riordinare l’archivio; tra i quadri, le fotografie e i libri, cominciano a ricordare. In un crescendo emotivo e intellettuale, grazie alle testimonianze di Liana Orfei, Fernando Birri, Daniele Luchetti e tanti altri, emerge il ritratto di un uomo amato e di uno studioso poliedrico, esperto delle Avanguardie del Novecento e in particolare del Futurismo. A questo proposito, esilarante è il filmato inedito in bianco e nero del 1924, Entr’act di René Claire, dove Erik Satie e Francis Picabia rimbalzano divisi da un cannone. Attraverso una narrazione dialogica viene ripercorso l’intero arco della vita di Mario Verdone: l’infanzia e l’adolescenza trascorse a Siena, città “sottilmente mistica”, il suo amore per il Palio e la contrada della Selva; la sua passione per il Circo; la Biennale di Venezia, di cui fu il selezionatore; Roma e il lavoro al Centro Sperimentale di Cinematografia. Infine, il legame con quel luogo ancestrale in Sabina che diventa il posto dei ricordi: dalla dichiarazione d’amore di Christian De Sica alla futura moglie Silvia, all’incontro ravvicinato di Carlo con un’elefantessa. La riscoperta di una figura fondamentale della critica ma anche il ritratto di un’epoca che ha reso famosa l’Italia attraverso il suo Cinema.

Due i film che ripercorrono grandi storie sportive. Maestro – Il Calcio a Colori di Tommaso Maestrelli ci porta in un affascinante viaggio attraverso l’Italia del Novecento, per raccontare la vita di un uomo che ha cambiato il modo di concepire il calcio. Il film di Francesco Cordio e Alberto Manni è una produzione Groenlandia e Cinecittà in collaborazione con Rai Intrattenimento, Rai Teche, Il Corriere dello Sport e Società Sportiva Lazio. Il film ricorda Maestrelli in occasione dei cinquant’anni dalla sua scomparsa. Il titolo riflette il passaggio epocale dal calcio in bianco e nero ai colori del calcio totale, una rivoluzione culturale oltre che sportiva. C’è poi La valanga azzurra, docufilm diretto da Giovanni Veronesi e scritto da Lorenzo Fabiano, Domenico Procacci, Giovanni Veronesi e Sandro Veronesi con la consulenza di Luca Rea. Dopo il successo di Una Squadra, Fandango torna a raccontare il grande sport italiano con un docufilm prodotto con Luce Cinecittà in collaborazione con Rai Documentari, nelle sale il 21, 22 e 23 ottobre.

Alla Festa anche Aureliano Amadei con il suo I nipoti dei fiori, una produzione MotoproduzioniLuce Cinecittà con Rai Cinema con cui ricostruisce le memorie della propria particolare infanzia, trascorsa tra viaggi e comuni di hippie. Un racconto corale di una generazione, nel suo essere figlia di un’altra generazione su cui spesso sono stati accesi i riflettori.

Infine, La Città Macchina di Dario Biello, prodotto da Filmedea Luce Cinecittà, offre una sintesi tra le visioni di Antonio Sant’Elia e la poetica di Umberto Boccioni. Protagonista una Lancia degli anni ’30, simbolo dello spirito futurista della città, e un fotografo di architettura interpretato da Alessandro Preziosi. Al centro Verona, ritratta come un territorio nascosto e inedito, una città che ha ospitato le opere dei più grandi architetti del ‘900, una Città Macchina in continuo movimento. Il film contiene alcuni interventi di personalità come Mario BottaKjetil Trædal ThorsenMilo Manara.


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