La vedova Elena gestisce un piccolo banco di antichità in una piazza di Milano e con sacrifici alleva due figli (Martina e Sandro). Un giorno scopre che Sandro è dipendente dall’eroina e comincia una durissima lotta, fra pietà, cedimenti e resistenze. Sandro esige soldi e arriva a rubare un computer alla sorella (mentre lei si sta preparando ad un concorso per lavorare) e anche due quadri in una villa del cremonese, dove si è recato con Elena per contrattare l’acquisto di pezzi antichi. Scoperto dalla Polizia, Sandro viene ricoverato in un riformatorio. Uscitone, riprende la sua vita sregolata, si mette con una ragazza e la induce a bucarsi (Elena conoscerà anche lei, che le chiede denaro per drogarsi), fa rarissime apparizioni in casa (e da qui intanto Martina se ne è andata, per studiare con calma presso un’amica), sempre tormentando la madre costretta a debiti e umiliazioni. L’ingresso di Sandro in una comunità, dove la disciplina ed il rigore sono la norma, si conclude presto e il ragazzo fugge da essa al massimo dell’aggressività. Egli assale Elena, mentre essa sta caricando sotto casa il proprio camioncino: sbattuta più volte per terra e ormai ridotta alla disperazione totale, l’infelice donna insegue con l’automezzo Sandro lungo i Navigli e, investendolo, lo uccide.