Titolo internazionale Blue planet

Regia Franco Piavoli

Paese, annoITA, 1982

Formato colore

Produzione 11 Marzo Cinematografica

Uscita 1981-01-01


Diritti Cinecittà Vendite estero

Simona Agnoli

Sales & Business Developement, Films and docs

s.agnoli@cinecitta.it

+39 0672286437

Documentari

Il pianeta azzurro

di Franco Piavoli
Vendite estero
Scheda tecnica

Titolo internazionale Blue planet

Regia Franco Piavoli

Paese, annoITA, 1982

Formato colore

Produzione 11 Marzo Cinematografica

Uscita 1981-01-01

Diritti Cinecittà

Diritti Cinecittà Vendite estero

Simona Agnoli

Sales & Business Developement, Films and docs

s.agnoli@cinecitta.it

+39 0672286437

Il film parte da alcuni versi di Lucrezio, dal “De rerum natura”, che proiettati all’inizio sullo schermo sembrano offrirci una prima chiave di lettura delle immagini che seguiranno: “Il nascere si ripete/di cosa in cosa/e la vita/a nessuno è data in proprietà/ma a tutti in uso”. Si tratta dunque di un documentario attento di fenomeni e meraviglie della natura, offerto al nostro sguardo distratto di abitanti un mondo di plastica, che non sa più vedere né contemplare, e al nostro orecchio frastornato dai fragori, che non sa più ascoltare? Oppure si tratta di una “Weltanschaung” struggente e amara? Il cosmo è contemplato nel film nei suoi contrasti di tenera bellezza da una parte: lo sgelo, il fluire delle acque, la pioggia, la luce, il germogliare della vita, i colori, i fiori, le musiche raccolte e misteriose, le voci umane sommesse e senza parole, l’iridescenza dei riverberi, la dolcezza degli esseri che si cercano … e dall’altra l’affannarsi, la fatica, l’avidità, le risse; l’aggressività dei moderni macchinari agricoli, che violentano le zolle e ingoiano i prodotti, la crudeltà della vita – animale e umana indistintamente – con la sopraffazione che sembra dominarla … E poi le illusioni, il pianto, la solitudine dell’adolescenza e della vecchiaia il dissolversi di ogni cosa. E infine la morte, rappresentata dalle sequenze finali nella staticità del paesaggio irrigidito dal gelo e immerso nel grigio funereo della nebbia. Un arco di 24 ore? di quattro stagioni? di un’intera vita? o di secoli e millenni, con eventi, fatti, voci, gesti, passioni che si ripetono per generazioni e di cui non si coglie il perché?