Un gruppo di intellettuali comunisti, rivoluzionari a parole ma perfettamente inseriti nel “sistema” di cui godono i vantaggi e condividono i vizi, lancia come provocazione, tramite una lettera collettiva ad un quotidiano di sinistra, la richiesta di partecipare attivamente alla guerra del Vietnam. Contrariamente alle previsioni, il giornale non la pubblica, ma la lettera esce ugualmente sulle pagine di un settimanale. L’iniziativa acquista una forte risonanza e si allarga fino a ottenere adesioni anche dall’estero, tanto che anche il Partito Comunista, per quanto non la approvi, si vede costretto ad appoggiarla. Accorgendosi della piega tremendamente seria presa da un’iniziativa nata soprattutto per fornire un alibi alla loro coscienza, ma non potendo più tirarsi indietro, gli intellettuali si radunano in una villa di campagna, in attesa di partire. Proprio alla vigilia, però, li raggiunge una notizia da Hanoi: i nordvietnamiti non vogliono volontari stranieri. I promotori dell’iniziativa possono finalmente respirare di sollievo.