Archivio Luce

17 Aprile 2024

Luce, un secolo in breve

Le tappe dell'Archivio Luce, fondato nel 1924, che sin dalla sua nascita ha documentato i cambiamenti che hanno segnato e reso moderno il nostro Paese e l’Europa. Con più di 77.000 filmati e oltre 5 milioni di fotografie dagli inizi del Novecento ad oggi.

La data di costituzione dell’Istituto Luce risale al 1924 quando, come in diversi altri Paesi, l’Italia si dota di uno strumento di comunicazione usando un mezzo allora formidabile: la cinematografia. I primi documentari, a carattere esclusivamente didattico, avevano lo scopo di trasferire conoscenza in un’Italia scarsamente alfabetizzata dove lo schermo cinematografico, montato per l’occorrenza nelle pubbliche piazze, esercitava un’attrazione più forte di quanto potesse fare la carta stampata.

All’atto della sua fondazione, il Luce nasceva con desinenza femminile (L.U.C.E. era l’acronimo de L’Unione Cinematografica Educativa); sarebbe diventato l’Istituto Nazionale Luce con Regio decreto dell’anno seguente, il 1925. L’intuizione originaria della più antica istituzione pubblica al mondo destinata alla diffusione del cinema a scopi didattici e informativi, si deve a Luciano De Feo, avvocato e giornalista esperto di politica economica internazionale; a questa seguì presto l’impulso di Benito Mussolini, che farà dell’Istituto uno degli strumenti dell’immagine e del consenso del regime fascista.

Da allora il Luce avrebbe registrato e si sarebbe intrecciato a tutti i passaggi storici e sociali del Paese, diventando un luogo unico di conservazione dell’immaginario degli italiani.

L’archivio del Luce conserva oggi, grazie anche a una efficace politica di arricchimento, un inestimabile fondo di immagini in movimento e fotografiche in grado di raccontare la storia d’Italia del XX secolo fino a noi, in tutti i campi del sapere: memoria, cultura, società, politica, spettacolo, sport, scienza, arti, costume.

L’archivio cinematografico del Luce conserva un secolo di memoria storica collettiva fissato in immagini in movimento, in milioni di metri di pellicola. Si tratta di un prezioso e vastissimo patrimonio filmico composto non solo di cinegiornali e documentari di propria produzione, realizzati a partire dal 1924 anno di nascita del Luce, ma anche di testate d’attualità, collezioni documentaristiche e fondi esterni acquisiti via via nel tempo.

Questa ricca fonte audiovisiva, di un valore storico-culturale inestimabile, salvaguardata e valorizzata, catalogata e digitalizzata per essere accessibile a tutti va dalla cinematografia delle origini fino alla documentazione della vita politica, sociale e culturale degli ultimi anni.

Il Fondo Luce dell’Archivio, dal 2013, è inserito nel Registro Memory of the World dell’Unesco, il programma finalizzato alla valorizzazione dei più importanti fondi archivistici e bibliotecari del pianeta. È l’unico tra gli archivi audiovisivi italiani a godere di questo statuto.

L’archivio fotografico, con il suo patrimonio di oltre 5 milioni di immagini, documenta tutto il Novecento ed è una fedele cronaca dei cambiamenti del nostro Paese. I fondi di prima acquisizione e di produzione istituzionale coprono un arco temporale esteso, raccontando eventi, paesaggi, mutamenti sociali dal 1915 al 1956.

Altri fondi acquisiti dal dopoguerra in poi documentano la società italiana dal 1948 fino ai giorni nostri, oltre ad annoverare il lavoro di grandi artisti della fotografia come Adolfo Porry-Pastorel, Caio Mario Garrubba, Pino Settanni e altri maestri.

L’archivio fotografico alimenta un’attività creativa e continua di mostre, libri, iniziative culturali in Italia e all’estero.

L’Archivio Luce accoglie un Ufficio studi con una intensa attività di ricerche, biblioteca, didattica per le scuole, pubblicazioni, convegni e seminari.

Dal 2024 il Luce organizza un’attività formativa nell’ambito del LuceLabCinecittà, il progetto di formazione e di aggiornamento per lavoratori, manager, studenti e aspiranti professionisti del settore cinematografico e audiovisivo. Sono attualmente attivi i corsi in ‘Digital Humanities’ per Archivisti di Audiovisivi, Ricercatori, Comunicazione in Rete sugli archivi.

Cinema: film e documentari

Sin dall’immediato dopoguerra, nonostante avesse rappresentato una formidabile arma di propaganda del fascismo, la classe politica democratica ritenne – con lungimiranza – di non smantellare l’edificio produttivo, tecnico e creativo dell’Istituto Luce. I nostri padri della Repubblica ritennero che il Luce, nato come strumento di racconto e conoscenza della realtà attraverso il cinema, sarebbe stato un supporto fondamentale per sostenere il cinema pubblico e la sua funzione culturale e sociale.

Tra la seconda metà degli anni ’40 e gli anni ’50 i documentari Luce divennero una palestra di sguardo per registi, operatori, direttori della fotografia, autori.

Un percorso che avrebbe condotto poi il marchio nella produzione e distribuzione, dagli anni ’70 ai Duemila, di tanto cinema d’autore e di ricerca, portando al pubblico film di maestri italiani e internazionali: Fellini, Visconti, Olmi, Cavani, Bertolucci, Bellocchio, Amelio, e per l’estero Anghelopoulos, Iosseliani, Greenaway, Wong Kar-way, Nolan, Kitano, Iñárritu, von Trier tra gli altri.

Con gli anni Duemila un nuovo orientamento della mission porta il Luce a una funzione di scouting dei giovani talenti. Un vivaio di opere prime e seconde di tanti autori oggi consacrati: Saverio Costanzo, Alice Rohrwacher, Pietro Marcello, Francesco Munzi, Emma Dante, Michelangelo Frammartino.

E con più forza ancora il Luce riprende il documentario d’autore. Per una nuova classe di registi di cinema del reale il Luce diventa una casa del documentario insostituibile, come testimoniato anche da decine di David di Donatello, Nastri d’argento, premi in festival che hanno onorato la produzione Luce.

Una tradizione storica che si riconnette a un vivace presente. Basti un esempio: due sole volte nella storia un documentario italiano è stato candidato agli Oscar. È successo a La grande Olimpiade (1961) di Romolo Marcellini, e a Fuocoammare (2016) di Gianfranco Rosi. Entrambi i film portano il marchio di produzione del Luce.

Una storia di memoria e innovazione, documento e creatività che prosegue per il futuro, dove accanto a un patrimonio centenario, Luce si racconta con i nuovi linguaggi del digitale, dell’arte contemporanea, del virtuale, dell’AI, dei podcast. Rileggendo la storia e inventando l’immaginario prossimo, per raggiungere un pubblico sempre nuovo e la conoscenza dei cittadini, come nel suo primo giorno del 1924.

 

www.archivioluce.com


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