4 Ottobre 2013
Quote rosa al cinema?
Rispondono le cineaste nel numero 10 della rivista 8½ che dedica la copertina al “gender” dal punto di vista politico, produttivo ma anche di estetiche e di sguardo.
Quote rosa al cinema? A questa provocatoria domanda rispondono le cineaste nel numero 10 della rivista 8½ che dedica la copertina al “gender” dal punto di vista politico, produttivo ma anche di estetiche e di sguardo. E per Cristina Comencini: “Il futuro sarà un’avventura elettrizzante, perché il sistema culturale maschile è antico. Essere donna oggi è una grande fortuna, pur con tutte le difficoltà”.
Ha senso parlare di quote rosa al cinema? Molte donne sono contrarie, altre la vivono come un’umiliazione o come un male necessario. C’è davvero bisogno di un decreto per dimostrare il proprio valore? E perché le registe sono così poche appena un 7% in Italia. 8½ lo ha chiesto ad alcune registe, produttrici e tecniche: Wilma Labate, Tilde Corsi, Susanna Nicchiarelli, Martha Capello, Francesca Comencini, Barbara Petronio, Daria D’Antonio, Maricetta Lombardo. L’interessante inchiesta apre il numero di ottobre della rivista diretta da Gianni Canova.
Ad analizzare l’argomento intervengono direttamente Costanza Quatriglio, reduce del successo a Venezia dove ha vinto il premio Arcobaleno Latino per il suo film breve Con il fiato sospeso, con una riflessione teorica, e Roberta Torre che parla di “budget mai dati” e racconta: “Quando ho iniziato a fare cinema detestavo che mi si ponesse la questione sul modo prettamente femminile di fare cinema. Per me esisteva solo la differenza tra film belli e film brutti. Ma dopo quindici anni non esito a dire che soprattutto in Italia, la differenza c’è e si fa sentire. Ma poiché il cinema italiano prima che maschilista è familista, lo specifico femminile viene dopo lo specifico dell’appartenenza ai salotti buoni che garantiscono ormai da anni ai registi (e registe) una costante possibilità di realizzare progetti a prescindere dal talento”.
Completano il quadro interviste a Cristina Comencini, che riflette sulle differenze tra cinema e mondo letterario, e alla giovane Laura Bispuri, e approfondimenti sul rapporto tra critica e genere e sulla situazione delle creative in Usa e Francia, i paesi con le cinematografie più potenti del mondo, ma dove non mancano le difficoltà per le cineaste.
Il cinema è ancora nel cuore degli italiani? Questa è la domanda che muove il ragionamento della sezione “Tendenze”, che si chiede se il fatto che l’audiovisivo sia finanziato parzialmente dallo Stato lo renda antipatico alla maggior parte dei cittadini. Gli attori e i registi sono considerati da molti, come rivela un’indagine, parte della ‘casta’ di privilegiati che fa indignare gli elettori per eccessi e prepotenze.
A rispondere alla domanda ‘Cosa mi piace del cinema italiano?’ è questo mese Peter Shepotinnik, uno dei selezionatori del Moscow International Film Festival e consulente per i festival di Venezia e Torino. “Il cinema italiano conserva ancora l’energia delle grandi opere classiche – dice – non è possibile ereditare qualcosa direttamente da Fellini, Antonioni, Pasolini o Visconti, ma anche la totale negazione del loro stile produce una notevole quantità di energia”.
La sezione economica “Numeri”, a cura di DG Cinema e ANICA, riflette su abitudini di consumo e profilo del pubblico, diviso tra sala e salotto: nel 2012 il 45% degli italiani non è mai andato al cinema, mentre un 15% acquista uno o due biglietti l’anno. Si parla poi, in linea con il tema principale del numero, del rapporto tra sesso e censura: nel cinema italiano sforbiciate e divieti hanno colpito alla pari registi uomini e donne. La prima, ai tempi del muto, fu Elvira Notari che si vide negare il visto per l’esportazione di Nfama! sui bassifondi di Napoli.
Nella sezione “Innovazioni”, questo mese a cura di Aldo Grasso, si parla dell’altra fiction, con approfondimenti sul nuovo pubblico e un focus sulla Taodue fondata da Pietro Valsecchi e Camilla Nesbitt.
“Cinema espanso” è dedicato alla mostra su Martin Scorsese, che ha fatto sperimentare al pubblico per la prima volta al Museo del Cinema di Torino la guida multimediale su iPad. E ancora la mostra milanese su Alfred Hitchcock e un ricordo dello scomparso Paolo Rosa, fondatore del collettivo Studio Azzurro che ha rotto con lungimiranza le convenzioni dell’arte contemporanea.
La sezione “Nel mondo” ci porta in Estremo Oriente, mentre il “Focus” si concentra sulla cinematografia canadese.
Daniele Luchetti racconta le geografie del suo nuovo film Anni felici.