Editoria

9 Maggio 2014

I premi fanno bene al cinema?

Oscar, Palme, David, Orsi, Pardi, Leoni: servono o non servono? Rispondono critici, direttori di festival e registi nel numero 14 di 8 ½ ora in libreria e sui supporti digitali

È questo il tema di 8 ½ – Numeri, visioni e prospettive del cinema italiano numero 14, disponibile in libreria e su AppStore per iPad. I premi servono a chi premia o a chi è premiato? Che effetti producono sul pubblico, sulla reputazione del cineasta, sul mercato? 8 ½ chiede il punto di vista di quattro critici illustri: Irene Bignardi, Valerio Caprara, Giorgio Gosetti, Roberto Silvestri.

E un questionario mette alla prova la memoria dei lettori sulla storia dei premi più prestigiosi del cinema. Non mancano il punto di vista dei grandi direttori di festival (Alberto Barbera, Piera Detassis, Felice Laudadio, Marco Mueller) e quello dei registi (Gianni Amelio, Fabio Grassadonia & Antonio Piazza, Gabriele Salvatores), che parlano di come vincere un premio importante abbia cambiato, nel bene e nel male, il loro rapporto con pubblico e industria. Nell’anno dell’Oscar a La grande bellezza – forse il premio più prestigioso e influente – l’editoriale di Gianni Canova si interroga sulla scelta di mandarlo in onda in tv subito dopo la notte delle stelle. “Me l’hanno chiesto il barbiere e il benzinaio, la barista e la segretaria. Ma anche l’ingegnere, il commercialista, l’osteopata – racconta Canova – se li aiutavo a capire perché La grande bellezza avesse vinto l’Oscar. Confessandomi di aver visto il film in tv, sulla rete generalista che l’ha mandato in onda subito dopo la vittoria, e non l’hanno capito. Uno s’è annoiato, l’altro si è perso. Una è arrivata addirittura a dirmi che a un certo punto, mentre guardava, non riusciva più a distinguere il film dagli spot pubblicitari.

Vent’anni di esilio del cinema dai palinsesti televisivi hanno prodotto questo risultato: un film non facilissimo ma neppure particolarmente ostico risulta di fatto incomprensibile al pubblico, abituato ai modelli narrativi della più triviale fiction televisiva”. Torniamo a parlare di memoria con la sezione “Percezioni: Cosa si ricorda dei film? Come si ricordano i film?” Qual è il rapporto tra pellicola e memoria? Perché si dimenticano i finali? Lo abbiamo chiesto a protagonisti e registi: Edoardo Leo, Francesco Patierno, Costanza Quatriglio, Valeria Solarino, Gianmarco Tognazzi, Mattia Torre, mentre un sondaggio si concentra proprio su quanto il pubblico ricordi del recentissimo La grande bellezza, con risultati sorprendenti. Sezione Innovazioni dedicata al Revival della pellicola con la riapertura della vecchia Ferrania, mentre ‘Fatti’, il dossier a cura di DG Cinema e Anica, affronta il ruolo dei Broadcaster nel mercato cinematografico. Nella sezione Reprint, in occasione del centenario dalla nascita di Charlie Chaplin, viene recuperata una rarità, un testo di Giuseppe Ungaretti  dedicato a Charlot, tratto dalla rivista ‘Cinema’ del gennaio 1937. Tra i contributi più caldi la provocazione di Roberto Faenza: “Gli esercenti cinematografici sono l’unica categoria di commercianti al mondo che distribuisce i prodotti senza conoscerli”, e la risposta di Domenico Dinoia, presidente della Fice. E ancora tre idee per un cinema popolare lanciate da Riccardo Milani, un affondo contro il tax credit di Francesco Grisi e la selfie mania analizzata dal punto di vista dei nuovi consumi.  Prosegue la storia a puntate del Luce, in occasione dei novant’anni, con i contributi di Mino Argentieri, storico e critico del cinema, e di Angelo Guglielmi, amministratore delegato e presidente dell’Istituto Luce dal ’95 al 2003.


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