Cinecittà

8 Aprile 2019

A Buenos Aires ‘Il dono’, storia del periodo italiano di Tarkovskij

Il doc, distribuito in home video da Luce Cinecittà, è al Bafici – il Festival di cinema indipendente della capitale argentina

Sarà presentato in anteprima mondiale al Bafici – il Festival di cinema indipendente di Buenos Aires (3-14 aprile), mercoledì 10 aprile Il dono, l’opera prima diretta, scritta e prodotta da Giuliano Fratini, per Infinitas film, che sarà poi distribuita in home video da Istituto Luce Cinecittà.

“Ci sono film documentari sul cinema che non servono tanto a raccontare la grandezza di un personaggio, a chiarire i contorni di un mito, fare della corretta filologia – si legge in una nota – Alcuni film sul cinema lasciano invece delle domande, aggiungono un mistero, forse un’inquietudine a un personaggio, pongono delle domande su chi è la persona dietro il personaggio. E così facendo, quando quella domanda arriva al cuore delle cose, non parlano solo di un grande protagonista, ma parlano di cosa è il cinema. Forse parlano direttamente allo spettatore.

Il dono racconta una storia particolare e sconosciuta di uno degli avamposti della storia del cinema: Andrej Tarkovskij. L’autore di capolavori totali della settima arte, da L’Infanzia di Ivan, a Andrei Rublev, Solaris, Stalker, è una pietra angolare che ha influenzato e continua a influenzare intere classi di cineasti. Il film di Fratini racconta l’ultima parte della sua traiettoria biografica, quando dopo le riprese di Nostalghia, esaurito il permesso di lavoro all’estero concesso dalle autorità sovietiche, il regista decide di non rientrare in patria, e di tagliare definitivamente i legami fisici con la sua patria, cui è profondamente legato. Da quel momento Tarkovskij è un esule, un ‘traditore della patria’ per i rapporti riservati del KGB (alcune delle cui spie sono accesi fan dei suoi film). Siamo nel 1983, e Tarkovskij trova un rifugio italiano in un paesino romano, un borgo vicino Tivoli,San Gregorio da Sassola. Qui inizia l’ultima fase della sua vita italiana, che si rivelerà fondamentale nella sua opera e nell’immagine che questo genio delle immagini ha voluto consegnare al mondo, proprio come ‘un dono’.

Il racconto è intessuto di immagini di oggi, del paese di San Gregorio e di quanti hanno frequentato in quel tempo Tarkovskij: dai sodali Krzysztof Zanussi ai direttore della fotografia Beppe Lanci e Luciano Tovoli, i produttori Manolo Bolognini e Renzo Rossellini, amici che accompagnarono il regista nel suo tragitto italiano e lo accolsero a volte nella loro casa. E’ lucida e insieme fortemente commovente la testimonianza del figlio Andrej Andreevič Tarkovskij, che senza retorica riesce a trasmettere il senso e la forza della ricerca intima del padre, e a punteggiare i momenti di difficoltà dell’autoesilio, dell’impossibilità di riabbracciare il figlio in Russia, del rapporto di profondo legame misto a timore (anche di essere rapito dal KGB) verso la patria, dell’incessante ricerca religiosa, filosofica, estetica, personale.E ci sono gli abitanti, i cittadini comuni di questo piccolo borgo laziale.

Che forse meglio di tutto testimoniano quello che il regista cercava per il mondo: la via a una propria vocazione restando semplicemente se stessi. Il film pare suggerire che i suoi personaggi preferiti fossero proprio quegli uomini semplici con cui ogni tanto amava passare un tempo di lavoro e riflessione.Costellano il film delle immagini di repertorio – backstage, interviste, ‘diari’ video domestici – provenienti dalle Teche Rai, di straordinaria bellezza e commozione. E preziosi audio.‘Per i materiali di archivio – spiega nella nota produttiva Giuliano Fratini – mi sono avvalso della collaborazione di Rai Teche, Rai Cinema e del Meeting di Rimini per l’Amicizia tra i Popoli. Pochissimi i materiali cartacei che testimoniano la presenza di Tarkovskij a San Gregorio. L’audio della Conferenza del Meeting usata come cornice/voice over di Tarkovskij è l’unico documento sonoro, che io sappia, in cui Tarkovskij parla di San Gregorio. Tutta la vicenda legata a questo soggiorno è sempre stata occultata per anni, probabilmente per ragioni politiche che nel mio film vengono ampiamente lasciate emergere.Su Tarkovskij sono stati fatti molti documentari. Il presente lavoro è il primo interamente dedicato a questa preziosa vicenda legata all’esilio italiano di Tarkovskij’.


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