Cannes

20 Maggio 2019

Cerasuolo: “Magnani, genio e modello femminile”

Enrico Cerasuolo in Cannes Classics con La passione di Anna Magnani: parola al regista

CANNES – La passione di Anna Magnani sta debuttando in questi minuti nella sezione Cannes Classics: il regista, Enrico Cerasuolo, ci ha raccontato l’epifania del documentario, gli aneddoti e l’uso del prezioso materiale d’archivio. 

La passione di Anna Magnani: come, quando e perché nasce l’idea di questo film?

La passione per Anna Magnani m’è nata nel 2011, quando ho fatto per Artè un film sulla Storia d’Italia, in cui in un paio d’ore dovevo raccontare 150 anni di Storia, ma fin da subito ho avuto presente la scena della morte di Pina in Roma città aperta, come centro: quando lavori ad un film guardi le immagini centinaia di volte e quasi ogni volta in quel punto ho avuto i brividi ma, al di là di questa cosa personale, penso sia stato un momento che ci ha definito nella nascita della Repubblica. Poi altre due cose mi hanno guidato: la prima, capire da dove arrivasse ‘il genio’ di una personalità così, che è la cosa che mi interessa quando si fanno film su persone di tale talento; l’altra, il modello di donna che Anna incarna, molto moderno, aspetto che mi ha sempre appassionato.

Cogliendo quest’ultimo concetto, dunque, ci spieghi la parola ‘passione’ scelta per il titolo. Perché proprio questa parola e su cosa in particolare ha scelto di lavorare per farla emergere nel documentario?

Nei limiti del possibile, che escludono purtroppo la possibilità di averla conosciuta, ho cercato di lavorare per raggiungere un grado di intimità con lei e anche per questo sono stato spinto a scrivere la voce narrante in seconda persona. Piano piano ho cercato di conoscerla, partendo dai suoi ruoli nei film, che ho rivisto tutti in ordine cronologico, oltre ai materiali d’archivio, fondamentale quello privato avuto dal figlio.

Parlando appunto di archivio e di inedito, ha avuto accesso al materiale di famiglia, insieme alle parole di Luca Magnani.

Sono tantissimi materiali anzitutto, e organizzati molto bene: lei era molto meticolosa, e forse anche aiutata da segretarie che lo sono state altrettanto. Lì ho avuto l’opportunità di vedere tutte le fotografie, tantissime rassegne stampa, molte lettere, che essendo personali erano inedite: io quasi non le ho usate, se ne possono vedere due in sovraimpressione, ma sono state importanti per me, per capire certe situazioni e certe relazioni. Rispetto a Luca, in lui ho cercato il rapporto personale con la madre, per come lui si è sentito di raccontarlo: spesso le scelte dei brani di Luca sono state dettate da quelle cose che non sembrano nemmeno importanti, ma sono invece degli squarci che ti fanno capire il rapporto di un figlio con la madre e viceversa. Come mentre racconta che la aspettava fino a mezzanotte e quando arrivava gli sembrava qualcuno di onnipotente. Mi piacciono molto queste cose, perché il rapporto di Anna con Luca è fondamentale: tornando qui al concetto del ‘modello di donna’, nella famiglia c’è un caso quasi unico, di una linea femminile che continua, perché Anna ha preso il cognome della madre, non avendo conosciuto il padre, e così Luca l’ha preso da lei.

Inedito assoluto l’intervista che le ha rivolto Oriana Fallaci: come ha saputo che esisteva? Dove l’ha trovata? Quello che vediamo è integrale o come ha proceduto nella selezione?

È una storia buffa. Premetto che sono partito dall’intervista (scritta) e mi sono chiesto nel corso della lavorazione se ‘dare voce’ ad Anna, facendola leggere da un’interprete, ma alla fine non volevo, impossibile trovare la voce giusta. Mi ero rassegnato ad usare quell’intervista: poi, su un sito, Archivio Anna Magnani, curato da Anna Finocchiaro, m’è capitato di vedere una foto di loro due, con un registratore a bonina, allora ho pensato che forse Fallaci avesse l’abitudine di registrare le interviste, e forse, quindi, avrei potuto trovare l’audio. Lì sono stato fortunato, perché ho saputo che il Consiglio Regionale della Toscana stava archiviando i materiali del Fondo Fallaci: dopo qualche mese dal primo contatto ci siamo risentiti e la bobina esisteva, quindi sono andato a Firenze ad ascoltarla. Era molto lunga, un audio di qualità a tratti pessimo, quasi impossibile da ascoltare, ma con l’aiuto di un amico fonico abbiamo aumentato un po’ il volume per riuscire a capire le parole. È stato un materiale importante perché di maggiore intimità rispetto a tutto il resto, un po’ per come erano loro due, un po’ per il fatto che non fosse video e forse quindi si sentivano più libere. Ho deciso per questo di metterla in scena nel film: la bobina che scorre è ovviamente finta! E una cosa divertente rispetto a questo episodio è che la foto da cui io sono partito, in realtà era falsa, era un fotomontaggio fatto dalla signora Finocchiaro: però dal ‘fake’ sono arrivato alla verità.

Altro materiale quello dell’Archivio storico Luce: cosa c’è di particolarmente degno di nota che ha potuto usare e che le fa piacere far rilevare, anche alla luce della selezione in Classics, che sceglie e premia, anche e proprio, per la preziosità dei materiali storici?

Il materiale Luce è stato per me fondamentale perché rappresenta l’immagine pubblica di Anna, quindi una categoria molto importante. Rispetto ad altri archivi usati, ho fatta una selezione di sequenze più brevi, ma che nell’insieme ha un’importanza notevole per l’icona pubblica. Quello che mi viene in mente come ‘molto prezioso’ è lo sketch fra lei e Rossellini, il duetto comico, di cui parla anche Luca nell’intervista: da lì, da come si parlano, esce il grado di intimità, complicità e ironia che c’era nel loro rapporto ed è prezioso perché è come se per un attimo vedessimo la verità del loro rapporto, quando andava bene naturalmente! Altre immagini importantissime, in ogni caso, sono quelle del funerale, sono emozionanti e raccontano quasi un momento storico. E un’altra cosa che sono felice ci sia è il passaggio a colori, forse non del tutto inedito, ma decisamente bel materiale d’archivio. Per chiudere il cerchio su Cinecittà, la prima immagine girata, la panoramica nel presente che dissolve poi su Bellissima, l’abbiamo girata proprio a Cinecittà.

Dal suo lavoro di ricerca su Anna Magnani, pensa ci sia ancora qualcosa che non è stato raccontato di lei, attrice e/o persona, e che magari le piacerebbe raccontare?

Sì, mi piacerebbe raccontare altre cose, ma in teoria, perché purtroppo ci sono delle reali limitazioni economiche sui diritti dei film: questo genere di documentari comportano l’uso di film di finzione, che hanno un costo altissimo, e alcuni non abbiamo potuto permetterceli. Parlo un po’ del rapporto con Pasolini ad esempio, e ci sono cose interessanti, ma ce ne sarebbero molte di più da dire: quindi una via potrebbe essere questa, ma non solo, perché Anna ha vissuto una vita molto ricca. Talune scelte sono quindi dettate dalla necessità.


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