Cinecittà

24 Novembre 2022

Cinecittà teatro di Legalità e Trasparenza

L'edizione 2022 si è tenuta a inviti, presso la Sala Fellini degli studi di via Tuscolana 1055. Ha moderato i lavori Federico Bagnoli Rossi

Si è tenuta  a Cinecittà l’edizione 2022 della Giornata della Legalità e Trasparenza. Importante occasione formativa e di aggiornamento sulle tematiche legate alla prevenzione della corruzione, l’evento, a inviti, è ospitato nella Sala Fellini degli studi di via Tuscolana.

La scaletta della mattinata moderata da Federico Bagnoli Rossi, Consigliere di amministrazione e Rpct Cinecittà, prevede il saluto introduttivo della Presidente di Cinecittà, Chiara Sbarigia, cui segue l’intervento del Generale di Brigata Enrico Mion, Comandante Nucleo speciale anticorruzione Guardia di Finanza e un mini panel con la partecipazione di Rossana Rummo, Consigliere della Corte dei Conti, Rossella Sabia Adjunct Professor del dipartimento di Giurisprudenza Luiss Guido Carli, e Marco Tani Presidente dell’Organismo di Vigilanza Cinecittà. Chiude i lavori Nicola Maccanico, Amministratore delegato Cinecittà.

Apre Chiara Sbarigia con un saluto e una riflessione: “Il rispetto delle regole è il cemento che consente all’edificio sociale di stare in piedi mentre la trasparenza è uno strumento fondamentale nella legittimazione delle istituzioni perché consente di controllarne gli atti e da ente con funzione pubblica non possiamo non sentire una particolare responsabilità su questi temi – ha detto la Presidente di Cinecittà –  Come società dedicata all’audiovisivo e alla memoria, il nostro impegno principe è la conservazione, il restauro e la produzione di quell’immaginario che fa parte del patrimonio collettivo e quindi la trasmissione della bellezza e dei valori condivisi per la platea dei cittadini. In quanto rivolto al pubblico, in particolare alle giovani generazioni, questo impegno non può disgiungersi dai valori della legalità e della trasparenza che questa giornata promuove, per il secondo anno consecutivo, con questo format. Trasparenza vuol dire ‘vedere chiaro’ negli scambi sociali; legalità vuol dire convivere con regole condivise. Vedere meglio e condividere è quello che fa il cinema, è quello che fanno le arti. È la lezione dei nostri padri della democrazia: il bello non si può disgiungere dal giusto e una grande industria come Cinecittà ha il dovere di essere in prima fila nel promuovere i valori della legalità”.

Commenta invece Nicola Maccanico: “Quando siamo arrivati come governance avevamo tre obiettivi: trasformare le diverse anime di Cinecittà in un’unica azienda, far funzionare i 19 teatri esistenti e lavorare sul PNRR per il quale il tema della legalità e della trasparenza è assolutamente centrale. Negli ultimi due anni la nostra stella polare è stata sviluppare regole e procedure sempre più trasparenti. Questa priorità, affiancata al grande senso di appartenenza presente in quelli che lavorano a Cinecittà, ci sta portando grandi risultati. Grazie alla maggiore trasparenza e a chiare regole d’ingaggio riusciamo ad attirare il mercato e possiamo smettere di parlare al futuro parlando del successo industriale di Cinecittà. Anche ora che stiamo impostando il PNRR lo stiamo facendo senza tagliare nessuna curva, vivendo nel massimo del rispetto i temi di legalità e trasparenza”. 

Dice Federico Bagnoli Rossi: “Siamo particolarmente contenti di questa seconda edizione, cercheremo di parlare dei nostri temi in maniera informale, perché in un momento così importante della nostra società, sono diventati strategici per svolgere al meglio il nostro lavoro. E’ un anno particolare: dieci anni fa è stata introdotta la normativa che ha portato all’istituzione dell’RPCT (Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza)”.

Dopodiché, nel ringraziare la Guardia di Finanza per il lavoro svolto in termini di anti-pirateria, introduce l’intervento del generale Mion. 

“La corruzione è un patto illecito tra due o più sottoscrittori – dice il Generale – e nessuno dei due contraenti ha interesse a svelarlo. Questo lo rende particolarmente ostico e difficile da rilevare e da contrastare. In un furto una persona ha interesse a denunciare l’accaduto. Questo non accade nella corruzione, per questo il fenomeno va studiato. Si cerca una percezione tramite studi statistici. Nel 2012 l’Italia era sessantaquattresima al pari di altre nazioni con minore sviluppo. Nel 2021 siamo arrivati a posizione 42, insieme al Botswana, a Capoverde e a Santa Lucia, piccola isola della Martinica. Non va molto bene, anche se aver scalato venti posizioni significa comunque che qualcosa è stato fatto. La percezione della corruzione è come la percezione della sicurezza. Una strada illuminata dà una diversa percezione in termini di sicurezza di una buia. Allo stesso modo la consapevolezza della corruzione influisce sulla lotta alla stessa. Gli scandali degli anni ’90, dove purtroppo è stata coinvolta anche l’organizzazione di cui faccio parte, hanno portato a intervenire con misure specifiche contro la mala gestione, approdate alla legge Severino n. 190. Non solo di repressione – a cui sono deputate, appunto, proprio le forze di polizia – ma anche di prevenzione e diffusione della cultura della legalità, come la giornata di oggi. E’ un obbligo normativo, ma con l’intento di far discendere un sentore comune di necessità. Cambiare una norma è facile. Cambiare una cultura è il vero obiettivo. Per questo anche l’esistenza di un Piano Nazionale Anticorruzione, un indirizzo che le azione sono obbligate a seguire, e che permette di individuare i principali rischi di corruzione e relativi rimedi. Indica inoltre obiettivi, tempo e modalità di adozione e attuazione delle misure di contrasto della corruzione stessa. Oggi, ai fini della piena accessibilità alle informazioni pubblicate, nella home page dei siti istituzionali è collocata la sezione denominata “amministrazione trasparente”, con i dati, i documenti e le informazioni la cui pubblicazione è disposta dalla legge”.

Interessante poi l’emersione della figura del whistleblower, ovvero il dipendente che, favorendo l’amministrazione pubblica, denunci l’illecito o comunichi la notizia “delicata”, e che va protetto da eventuali ritorsioni.

Interviene il Direttore Generale SIAE Gaetano Blandini, bloccato in un consiglio di amministrazione, con un videomessaggio: “Superai un momento di emergenza a Cinecittà come Amministratore Unico, ora rivolgo un affettuoso saluto agli attuali vertici, persone adatte per portare gli Studios in testa alla classifica delle eccellenze, oltre che a Federico Bagnoli Rossi con cui ho lavorato un anno, ma che non posso definire un mio ‘allievo’ in quanto già ricco di autonomia e iniziativa”.

Dice Sabia: “L’approccio per la formazione degli studenti deve saper variare tra il coinvolgimento e la trasmissione del sapere. In questo la LUISS è pioniera su queste tematiche, sia a livello di formazione -core business dell’università – che in relazione ad alcuni progetti come quello di ‘Legalità e Merito’, voluto proprio dalla professoressa Severino. Il concept è che la legalità “paga”. Gli studenti hanno fatto da formatori su queste tematiche ai coetanei. Questo ha favorito la diffusione del messaggio, perché i ragazzi ascoltano più facilmente i loro coetanei. Il progetto ha interessato anche giovani detenuti. L’altra iniziativa è un master erogato dalla School of Law in Compliance e prevenzione della corruzione nei settori pubblico e privato”.

Il modello di Anticorruzione e Trasparenza e il Modello 231 rappresentano due facce della stessa medaglia: il primo modello organizzativo è rivolto verso gli enti pubblici, il secondo verso le società private. RPCT e ODV collaborano insieme.

Commenta Tani, facendo chiarezza su varie norme, figure e principi dell’anti-corruzione: “L’RPCT e l’organismo di vigilanza nascono in momenti differenti. La norma che ha introdotto la responsabilità amministrativa è del 2001, la Legge Severino del 2012. I destinatari erano diversi: la pubblica amministrazione per la Severino, mentre i destinatari della 231 sono pubblici e privati. In queste realtà ben definite le due norme si intersecano. Ma non c’è una specifica sovrapposizione sulle norme e le relative figure. La 190 è una norma anti-corruzione che arriva fino alla ‘mala gestione’, mentre la 231 nasce originalmente contro la corruzione, l’elenco dei cosiddetti reati presupposti che riguardano la 231 si è esteso all’infinito e sono andati ben oltre l’idea originale. Le figure hanno tuttavia punti in comune: la parte formativa, il whistleblowing, le verifiche. Non c’è sovrapposizione tra le due figure ma un regime di collaborazione, magari incrementando il coordinamento. Mi ha colpito il miglioramento sensibile della nostra percezione della corruzione, che coincide con l’arrivo di queste norme, qualcosa deve voler pur dire. Quando mi nominarono non sapevo nemmeno cosa fosse un organismo di vigilanza, sono andato a studiare. La 231 non è un obbligo, è una norma innovativa ma adottarla è volontario. Inizialmente era una scatola vuota, poi le associazioni di categoria hanno dato dei modelli. Venivano nominati i professionisti, soggetti interni all’azienda ma era solo forma. In questi vent’anni il mondo è cambiato e non me lo sarei aspettato”.

Anche Rummo è in collegamento, fornendo alcuni dati: “Una delle prime cose che si dicono – dice – è che il quadro giuridico e istituzionale per la lotta alla corruzione nel nostro paese funziona. L’Italia ha ricevuto un punteggio, nel quadro stesso, di 53 su 100 nell’indice di Transparency International nella percezione della corruzione, 51mo posto nel quadro mondiale. L’88% degli intervistati considera la corruzione diffusa e in molti si sentono danneggiati da questo nella vita quotidiana. Tra le imprese il 91% ritiene che la corruzione sia diffusa, contro il 63% della media europea. Il 42% ritiene sufficiente l’efficacia dei provvedimenti penali. L’Italia ha inoltre elevato le sanzioni per tutti i livelli di corruzione. Naturalmente la pandemia ha messo sotto una lente di ingrandimento le procedure di somma urgenza e la messa a norma di tutte le disposizioni messe in atto in regime di emergenza. Quanto al whistleblowing, il numero di segnalazioni, soprattutto sugli appalti, è aumentato tantissimo. Magari con esposti anonimi, ma non solo. Molti di questi esposti se non hanno elementi precisi e puntuali spesso comportano un lavoro pazzesco e inutile, se le fonti sono i giornali, necessitano ricerca e approfondimento. Certo la misura va sperimentata, ma bisogna capire a quale procedimento sanzionatorio o processuale possano portare”.



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